Prof. Drago, uno degli assunti figli della crisi economica recita: meno si studia più si lavora, è vero?
Un primo punto proprio da sfatare è quello per cui “studiare non serva a nulla”.
E’ vero invece esattamente il contrario: l’università è importante. Laurearsi serve anche a trovare un occupazione più soddisfacente rispetto alle proprie ambizioni e a non perderla nel corso della propria carriera. Ovviamente, questo, da un punto di vista prettamente e strettamente professionale (non considero i benefici culturali e umani dell’istruzione che sono invece importantissimi).
Recenti studi appunto mostrano quanto l’affermazione di cui sopra: “meno si studia più si lavora” sia fallace: il tasso di disoccupazione nella fase di entrata sul mercato del lavoro per età e titolo di studio mostra chiaramente che il tasso di disoccupazione di diplomati è superiore a quello dei laureati. Questi rispetto ai diplomati, nel tempo, tendono invece ad avere una maggiore instabilità lavorativa che dura circa fino a 28-29 anni.
E’ importante però dire che tale difficoltà rilevi per i primi anni del post-laurea, meno successivamente. In questo senso il laureato tende a trovare nel giro di 5 anni una stabilità economica e contrattuale che il diplomato non raggiunge. Studiare in questo senso risulta essere un investimento in formazione i cui frutti non si realizzano non tanto a pochi anni dalla Laurea quanto nel tempo.
A livello di guadagno futuro, ancora una volta: meno si studia più si guadagna?
Anche questo è un mito da sfatare.
Recenti studi confermano che ancora una volta che il diplomato tende a guadagnare meno rispetto al laureato. Laddove quindi il laureato possa sentirsi sotto-utilizzato rispetto alle proprie competenze apprese nel periodo della Laurea, comunque guadagna, nel tempo, più di un diplomato.
E’ interessante notare come questo dato possa essere confermato in via generale. Infatti, anche all’inizio della carriera lavorativa è possibile riscontrare come il laureato guadagni di più sia nel senso di retribuzione mensile, che nel senso di retribuzione oraria rispetto ad un diplomato.
Insomma ancora una volta studiare risulta essere un investimento che alla lunga paga, in termini di maggiori retribuzioni. La forbice della retribuzione tra laureati e diplomati tende infine ad incrementarsi nel tempo.
Quali sono le differenze nel lungo periodo della carriera lavorativa per diplomati e laureati?
Laureati e diplomati tendono ad avere situazioni occupazionali nel tempo molto diverse.
In particolare per tutto l’arco della carriera lavorativa i laureati hanno un tasso di occupazione maggiore rispetto ai diplomati. Laddove, come dicevo, va tenuta presente la difficoltà di accesso per i laureati, successivamente i laureati rispetto ai diplomati hanno una minore probabilità nel tempo di perdere il lavoro.
I diplomati tendono ad essere, quindi, meno stabili dei laureati negli anni successivi all’inserimento del lavoro. La probabilità di questi ultimi di ritrovarsi disoccupati è maggiore dei laureati ed è più difficile per loro rientrare sul mercato del lavoro.
Secondariamente nel tempo i due percorsi, quello del laureato e quello del diplomato, tendono a divergere anche per quanto la retribuzione. Più si va avanti nell’arco di carriera, maggiore risulta essere la divergenza di reddito tra diplomati e laureati, a favore dei secondi. E’ vero quindi che il vantaggio di essere laureati tende a realizzarsi pienamente negli anni successivi, più che nei primi anni di carriera.