Nuovo governo e nuova riforma in vista per il sistema scolastico nazionale. Il premier Renzi, tra le varie proposte passate al vaglio del ministero dell’istruzione, sta pensando di superare o quanto meno ripensare le supplenze nella scuola pubblica. A fornire dettagli più precisi ci ha pensato Stefania Giannini, attuale ministro dell’istruzione, che durante il Meeting di Cl a Rimini ha spiegato: “Le supplenze non fanno bene nè a chi le fa nè a chi le riceve, è chiaro che i supplenti non saranno eliminati fisicamente (ride). L’obiettivo del Governo è quello di ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto che si distingue dall’organico funzionale. E’ l’uovo di Colombo che chi lavora nella scuola conosce da tempo, ma che nessun governo ha avuto il coraggio di affrontare direttamente perché significa prendere coscienza che le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve”.
Il Ministro Giannini ha spiegato: “E’ chiaro sin dall’inizio dell’anno con molta precisione quali sono i posti da coprire stabilmente ma c’è un meccanismo perverso che ci trasciniamo da decenni che non ci consente di lavorare se non con l’organico di diritto e quindi di riempirlo attraverso le graduatorie”. Riformare questo aspetto del sistema scolastico nazionale “significa prendere con molta consapevolezza e determinazione questo aspetto come uno degli aspetti prioritari per una rivisitazione del sistema educativo italiano”.
Pur non approfondendo gli aspetti più particolari inseriti nella riforma della scuola, il Ministro Giannini ha voluto sottolineare la necessità di premiare il merito degli insegnanti. Il Governo non intende comunque stravolgere la situazione scuola a partire da quest’anno ma, questo sì a partire da settembre, avviare una serie di consultazioni tra forze politiche e sociali attraverso un dibattito che durerà più o meno un paio di mesi. Il pacchetto scuola, garantiscono dal Governo, non sarà una riforma a costo zero bensì supportata da una copertura economica che voci di corridoio quantificano in circa un miliardo di euro, da mettere a bilancio nella prossima legge di stabilità.