Accade anche in Italia. Che nascano e crescano talenti legati a quel mondo del fumetto che troppo spesso è stato eccessivamente esterofilo e che, invece, ha molto da prendere dal nostro paese. Ne è un esempio Lucio Perrimezzi, interessantissimo scrittore di fumetti che pubblica nel 2008 il graphic novel “Stupidomondo”, con i disegni di Mauro Cao, e nel 2010 “Rockin’ Roads”, disegnato da Giulia Argnani, entrambi editi da Tunué. L’anno scorso è tornato sul mercato con “Il Sesto – L’amore, la vita e l’immortalità di Trevor Between” per NPE, stavolta disegnato da Francesca Follini. Ascoltiamo dalle sue stesse parola cosa significa lavorare in questo settore nel nostro paese.
Come hai scoperto la passione per i fumetti?
Ho sempre letto fumetti sin dalla tenera età, iniziato in questo da mio padre, anche lui cultore del genere e, salvo brevissimi periodi in adolescenza nei quali l’heavy metal aveva posto il monopolio su tutte le mie altre passioni, tecnicamente non ho mai smesso. Da allora sono sempre stato un lettore curioso, ho letto di tutto, anche se con la vecchiaia mi sono accorto che ormai tendo a “settorializzarmi” ma anche nell’ascolto dell’heavy metal è successo questo.
Dc o Marvel?
Sicuramente la DC Comics ha prodotto due dei lavori che più mi hanno segnato ovvero “V for Vendetta” e soprattutto “Watchmen”. Inoltre, sotto il marchio Vertigo, ha fatto uscire altri capisaldi del genere – cito solo Sandman e Hellblazer. Precisato questo, se però parliamo della loro produzione “classica”, dico Marvel tutta la vita e i motivi sono sotto gli occhi di tutti: in linea di massima in Marvel si lavora molto sui personaggi, sulla loro caratterizzazione, mentre questa cosa l’ho sempre avvertita di meno in DC. Pensateci un attimo: quanti personaggi DC potrebbero uscire sulla loro serie personale senza indossare mai il costume, come invece è successo ad esempio in Hawkeye? E non è l’unico caso, potrei anche citarti Wolverine e molti altri. Sono loro i personaggi, e non hanno necessariamente bisogno di una uniforme per dimostrarlo. Se invece compri un albo di Batman, di Green Lantern o di Flash presto o tardi ti aspetti che il supertizio indossi i suoi spandex colorati e vada a prendere a calci nel sedere i cattivi. E va bene così, eh. É proprio una loro caratteristica.
Qual è il personaggio dei fumetti che detesti di più e perché?
Detestare è una parola grossa, diciamo che non ho mai amato particolarmente Superman. Lo hanno fatto morire, resuscitare, diviso in due Supermen colorati, fatto sposare, sottoposto a numerosi reboot, ma a me fa sempre sbadigliare. Mi rendo conto dell’importanza fondativa e iconica del personaggio ma mi annoia lo stesso. Anche se ora gli hanno tolto le mutande rosse di capodanno, che fa molto più cool.
Quando hai capito che volevi farne un lavoro?
Spero che ai miei occhi non diventi mai un lavoro o meglio spero di continuare a considerarlo una passione coltivata con costanza e ostinazione. Non c’è stato un momento topico in cui ho realizzato che era quello che mi interessava fare professionalmente, scrivevo da anni e dopo un po’ ho deciso di fare vedere la mia roba in giro ed è piaciuta. Da allora cerco sempre di mantenermi disincantato e allo stesso tempo appassionato, di non perdere l’abitudine di scrivere per amore della scrittura stessa, senza mai pensare alla “commerciabilità” o meno di quello che faccio. È una roba un po’ masochistica, ne prendo atto.
A chi ti ispiri quando crei?
Un volta lessi un’intervista dei Metallica rilasciata negli anni 80 in cui si diceva che Lars Ulrich, il batterista, alla vigilia delle registrazioni di “Ride the Lightning”, il loro secondo full length album, si sedette davanti la batteria e disse “Voglio essere Phil Rudd” (batterista degli AC/DC). Ecco, io quando mi metto davanti la tastiera non mi dico nulla del genere, penso solo a quello che voglio fare, come voglio farlo e in che modo posso realizzarlo. Ovviamente ho delle influenze, nel senso che cerco sempre di studiare il più possibile gli autori che maggiormente stimo, e tra questi ti menziono Warren Ellis, Alan Moore, Brian Wood, Neil Gaiman, Matteo Casali e Tiziano Sclavi ma ce ne sono molti altri che mi piacciono e che adesso non mi vengono in mente perché, come ti dicevo all’inizio, sto invecchiando.
Tra gli autori italiani quale credi meriti maggior merito?
Sicuramente per me Andrea Pazienza e Tiziano Sclavi, per l’innovazione che hanno saputo dare al medium. Poi attualmente in Italia voglio segnalare, oltre al già citato Matteo Casali (che tra l’altro ci ha omaggiato della prefazione ne “Il Sesto”), anche Lorenzo Bartoli e Alessandro Bilotta; in particolare quest’ultimo credo che attualmente sia uno degli autori più interessanti in circolazione nel nostro paese.
Gente come Marco Checchetto è arrivata a disegnare Spider Man. Cosa sogni per te?
Come ti dicevo prima, cerco sempre di mantenere salda la mia passione per lo scrivere storie, senza badare a dove essa può portarmi. So che può sembrare un atteggiamento artificioso, un po’ da fighetta ma vi assicuro che se cominciassi a scrivere per arrivare a quel punto piuttosto che a quell’altro sentirei la cosa un po’ banalizzata e, conoscendomi, so già che lascerei stare e trascorrerei tutti il tempo attualmente dedicato alla scrittura a guardare il wrestling. Mi interessa scrivere ciò che mi piace e che mi interessa, ogni meta a cui ciò eventualmente mi porterà sarà una meta conquistata.
Come avvicineresti i più giovani ai fumetti?
A sberle! Ormai tra iPhone, iPad, Internet, videogiochi e quant’altro è fin troppo facile che i più giovani non considerino il fumetto un medium interessante. Invece la produzione è talmente varia ed eterogenea che sarebbe molto semplice invogliarli alla lettura, partendo da quelli che sono i loro interessi o le loro predilezioni. Diciamo che bisognerebbe conoscere questi elementi, e da qui suggerire le letture più adatte.
Quale nuovo progetto hai in cantiere?
Sto lavorando a numerosi progetti, diversi per tipologia, genere e compagni di viaggio. Ancora è tutto in stadio molto embrionale e quindi un po’ prematuro parlarne. Vi preannuncio, però, che sono tutti fighissimi e che uno di questi lo sto realizzando in tandem con Francesca Follini, la disegnatrice del mio ultimo libro, “Il Sesto”. Ci siamo trovati molto bene a lavorare insieme, siamo molto legati e dopo la sua esperienza con il mercato francese stiamo prendendo le misure per qualcosa di nuovo. Vediamo che succede. Anche perché, come vi ho detto ripetutamente, sto invecchiando…