Riaprirle o non riaprirle, questo è il dilemma. Anche se in effetti, un’altra domanda sorge spontanea. Come si può riaprire un qualcosa che in realtà non è mai stato chiuso?

Lo sanno bene, meglio di chiunque altro, quei tre milioni di italiani, il 72.5% sposato,  che frequentano regolarmente prostitute che si pubblicizzano su internet, nei più di cento siti interamente dedicati a questo mercato del sesso che tutti fanno finta di non vedere.

Il caso delle sedicenni dei Parioli, che hanno iniziato la loro “attività” mettendosi in vendita su un portale cliccatissimo in cui, al di là delle prese di posizione ufficiale, si commercia quasi esclusivamente in sesso, aveva fatto riaprire un dibattito che però, come sempre, alza un grande polverone per qualche giorno e poi torna nel dimenticatoio.

Perché evidentemente, in questo Paese, fare i conti con la realtà non è una questione da porre all’ordine del giorno. Le case chiuse esistono, dicevamo. E per dimostrarvelo, ci siamo finti avventori: clienti occasionali in cerca di una scappatella a pagamento. 

Non sapendo da dove iniziare, ci siamo rivolti a sua maestà google.  La nostra sede è a Roma, quindi abbiamo scritto, come parole di ricerca, “Escort Roma”.  Nella prima pagina, tra i risultati, sono venuti fuori decine di siti. Li abbiamo sfogliati e ci siamo accorti che più che donne, sembrava trattassero automobili usate.

Ma andiamo per ordine. Quando internet si traveste da pappone è più puntuale di un orologio svizzero: entrando sul primo sito che troviamo dopo aver fatto la ricerca,  ci accorgiamo subito che le escort che ti aspettano a casa sono divise per zona.

Avete capito bene. Per quartiere.  Nel momento in cui siamo capitati sul sito, in “vendita”, c’è una ragazza in zona Colosseo. Nove ragazze in zona Parioli. Una a Via Tiburtina, addirittura ventidue nel quartiere prati e così via. Roma è rappresentata in ogni suo segmento, c’è sesso da comprare in ogni quartiere. Dal centro alla periferia.

Ogni ragazza è accompagnata dalle recensioni che di lei hanno fatto i clienti con cui è stata. Non manca nulla. Nemmeno i dettagli più spinti o privati.  Clicchiamo su un nome a caso.

Giorgy.  Scrive di lei un utente che si firma come Ballardo83: “Che dire di questa fanciulla…è un sogno ad occhi aperti, la fidanzata che tutti noi vorremo avere, bellissima, elegante nei gesti e nel parlare…credetemi ancora piu bella che in foto!!! quando me la sono trovato davanti per un paio di secondi non ho respirato! mi ha accolto con un bellissimo sorriso e un intimo da capogiro, mi sono sentito subito a mio agio e per un’ora è stata la mia fidanzata, tanta complicità e passione il tutto immerso in un corpo statuario e sodo, roba da non tutti i giorni! location molto bella a mio parere, elegante e pulitissima, la ragazza ci tiene molto alla pulizia!!! per i servizi rispetta tutti quelli della scheda, esperienza bellissima, l’investimento piu intelligente che si puo fare, ci ritornerò sicuramente”.

I dettagli sessuali più espliciti ve li risparmiamo, ma ci sono.  Il pudore non abita qui. Non si risparmia nulla. La prima domanda che viene da farsi è la seguente: questi annunci da chi sono messi? Dalle ragazze stesse, che operano in modo del tutto autonomo, o da qualcuno che lo fa per loro? E i siti che li ospitano, quanto guadagnano con queste vetrine a luci rosse sempre aperte in ogni angolo d’Italia e a portata di mouse?

A questo punto, vogliamo vederci chiaro. Siamo vicino a Piazza Bologna. Interroghiamo “la tenutaria del bordello” virtuale e cerchiamo una ragazza vicino a noi. Ce ne sono diverse. Colpisce la nostra attenzione una giovane di ventidue anni, che sul sito dice di chiamarsi Stella.  Nella sua scheda, anche questa a portata di click, c’è tutto: per un’ora vuole 300 euro. E’ ucraina, non fuma, e su richiesta può ricevere i suoi clienti anche in compagnia di una amica.

La chiamiamo e prendiamo un appuntamento. Ci dà l’indirizzo di un elegantissimo palazzo a due passi da Corso Trieste. Citofoniamo. Ci dice di salire al quarto piano. Mentre siamo in ascensore, ci viene da chiederci come abbia fatto da sola una ragazza di 22 anni che arriva dall’Ucraina, a rimediare un appartamento in una zona così residenziale di Roma.

Ci apre la porta. Seminuda, con gli occhi ancor più tristi di quanto non potesse trasparire dalle foto che abbiamo visto poco prima sul sito. E’ di una bellezza indescrivibile.  Ma ora iniziano i problemi. Noi non siamo venuti qui per consumare con lei un rapporto a pagamento. Ma per intervistarla. O almeno, fare due chiacchiere.

Non ne vuole sapere: “Se vuoi caccia 300 euro e scopiamo altrimenti ciao“, dice in un italiano incerto. A questo punto tentiamo l’ultima carta. I trecento euro te li diamo. Ma invece di fare sesso, raccontaci un po’ come sei finita qui dentro.

Dopo qualche istante di titubanza accetta. Niente nomi veri (e infatti il suo ce lo siamo inventato), niente video o registrazioni di qualunque tipo.

Iniziamo a parlare.

D. “Hai gli occhi tristi. Sei qui perché ci vuoi stare, o c’è qualcuno che ti obbliga?”

R: “Per forza sono tristi. Tu saresti contento di fare questo lavoro?”

D. “No. Però non mi hai risposto. C’è qualcuno che ti obbliga?”

R. “No, nessuno mi obbliga…”

D. “E allora, perché non te ne vai?”

R. “Non è così facile…”

D. “Come sei arrivata qui?”

R. “Nel mio Paese tutti mi dicevano che ero bellissima. Così spinta da una mia amica per provare mi sono rivolta ad una agenzia. Loro mi hanno portato in Italia, loro si occupano di tutto”.

D. “Tutto cosa?”

R. “Trovarmi gli alloggi in case vacanza prestigiose che cambio ogni due mesi. Non farmi avere problemi con il permesso di soggiorno. Creare foto e video per pubblicizzarmi su internet”.

D. “Per pubblicizzarsi su internet si paga, quindi…”

R. “Certo, mi pare seicento euro al mese ogni ragazza, ma non sono sicura, non me ne occupo direttamente io” 

D. “Però non ti obbligano a rimanere in Italia e a fare questo mestiere”.

R. “No, questa è stata una mia scelta”.

D. “E coi soldi?  Come funziona con questa agenzia che ti segue. Fate a metà? Si prendono una percentuale?”

R. “Si prendono una percentuale”.

D. “E come fanno ad essere sicuri che tu non li freghi? Come fanno a sapere quanti clienti ospiti in casa tua? Ti tengono sotto controllo il telefono?”

R. “No. In casa è stato inserito un sistema d’allarme che conta quante volte si apre e si chiude la porta e ogni quanto tempo. Così è facile controllarmi”.

D. “Ma da chi sono composte queste agenzie?”

R. “Non ti converrebbe mai averci a che fare…Gente poco raccomandabile”

D. “Chi sono i tuoi clienti?”

R. “Un po’ di tutti i tipi. Gente coi soldi. Il più delle volte di mezza età. Alcuni si innamorano di me, mi fanno regali, mi chiedono di uscire, di andare a fare passeggiate con loro o semplicemente di andare a cena”.

D. “E tu lo fai?”

R. “Se pagano, sì. Altrimenti no. Io sono qui per fare soldi non creare rapporti personali”.

D. “Quando pensi di smettere con questo mestiere?”

R. “Non lo so, non ho una data di scadenza”.

D. “Da grande che vuoi fare…Una volta finito qui intendo”

R. “Torno nel mio Paese mi apro un centro benessere e mi compro una casa grande dove vivere insieme con i miei genitori e i miei fratelli”.

D. “Loro non sanno che fai questo lavoro?”

R. “No.  Che sei matto? Loro sanno che io faccio l’hostess”.

Salutiamo la nostra amica, augurandole un futuro migliore. E notando  che nei quindici minuti circa in cui ha parlato con noi ha ricevuto almeno una decina di telefonate. Segno che questa è, che si voglia o no, una industria che non conosce crisi.

E su cui, nel nostro Paese, con un legislatore che al di là delle questioni morali fa finta di niente, come chi finge di non vedere la polvere e la butta sotto al tappeto, lucrano organizzazioni criminali nazionali e non.  Mentre in Germania, ad esempio, questo mercato regolamentato impedisce il più delle volte implicazioni malavitose e genera un business da miliardi di euro.