“Il mio nome è Bond, James Bond”. La spia inglese nata dalla penna dello scrittore Ian Fleming, avrebbe un sussulto di gioia, nell’affrontare il caso “Canvas Fingerprinting”. Tutto nasce dalla scoperta dei ricercatori della Princeton University e della Leuven University in Belgio, che partendo dalla recente ricerca “The web never forgets”, titolo degno di 007, hanno individuato questo metodo di tracciamento che sfrutta immagini e linee di testo, aggira le norme sulla privacy, e riesce a prendere un’impronta digitale dell’utente (fingerprinting) per seguire i suoi movimenti on line. L’epicentro del fenomeno sarebbe la piattaforma AddThis, che avrebbe ammesso di aver testato l’utilizzo della nuova tecnologia di tracciamento, come alternativa ai tradizionali “cookie”, senza però mai incorrere, sempre secondo i responsabili della piattaforma, in una violazione delle leggi a tutela dei dati personali. Sembra certo, che la tecnologia “Canvas Fingerprinting” sia attiva in siti come You Porn e addirittura sul portale della Casa Bianca, anche se i gestori hanno declinato ogni accusa.
Ci dobbiamo rassegnare a essere spiati e archiviati durante la nostra navigazione in rete? La risposta ce la forniscono gli stessi ricercatori che hanno scoperto il caso, suggerendoci di utilizzare come browser “Tor”, impermeabile a qualsiasi intrusione, aggiungendo poi qualche programma che renda più forti le difese immunitarie della nostra privacy on line.
Ancora una volta la rete, si presenta quindi, come un luogo dove libertà e controllo, senza il consenso dei naviganti, s’intersecano tra loro in un ossimoro tecnologico che avrebbe appassionato George Orwell.