Lo slang giovanile. Il linguaggio dei ragazzi. Un vocabolario spesso colorito, in continuo aggiornamento, sicuramente divertente. Una cartina di tornasole per capire come ragionano i giovani d’oggi. Come parlano quando sono tra di loro e fanno gruppo. Tra un “Bella Zio” e un “Sei grosso frà“, cerchiamo di entrare nel loro mondo, regione per regione.
Il linguaggio dei giovanissimi. Il loro vocabolario. Velocità di pensiero e di esecuzione per espressioni forse colorite, ma certamente simpatiche. Capita a Roma, ad esempio, dove rubare diventa “azzottare“, o dove nascondere diventa “appizzare“. Sempre dalla Capitale è nata l’espressione “A palla”, al massimo. E se pensate che “piotta” faccia ancora riferimento alla vecchia centomila, siete fuori strada. Se un ragazzo romano vi dice “piotta“, vuole dire che dovete correre. Veloce, possibilmente.
Sempre a proposito di vocabolario giovanile, se il termine addobbarsi è ormai molto conosciuto, ancora un po’ di applicazione merita invece la parola “accanna“, che in italiano equivale a “smettila”. Il neonato verbo “accannare“, però, può conoscere anche un altro utilizzo. Se vostro figlio, ad esempio, tornando a casa, vi dicesse che la sua fidanzata lo ha accannato, vi starebbe semplicemente comunicando che è stato lasciato.
Un’altra città in cui lo slang giovanile è in continuo fermento e il vocabolario dei ragazzi varia giorno dopo è giorno è Milano. Proprio in Lombardia potreste assistere a un dialogo del genere tra due ragazzi.
A: “Come è andata l’interrogazione?”
B: “Me la sono abbaiata“.
Tradotto? “Mi sono arrampicato sugli specchi, ho raccontato un sacco di balle”. Sempre in tema scolastico, nel milanese, la versione di latino e greco che devono affrontare gli studenti del liceo classico, diventa “la versia“. E se a Roma chi marina la scuola “fa sega“, a Milano “bigia“, ma nello slang adolescenziale sta prepotentemente entrando un altro termine con lo stesso significato: “Balza“.
Ancora a Milano, nel vocabolario dei giovani è stato modificato il significato del verbo “asciugare“, che in slang vuol dire “annoiare”. Ad esempio, per commentare un film noioso, un ragazzo potrebbe dire: “Brutto film, mi ha asciugato (annoiato) tutto il tempo”.
Chi vive uno stato di confusione fisica e mentale, invece, dice di essere “in botta” . Sempre a Milano, se qualcuno dice “chiove“, non fa riferimento al tempo. In realtà, identifica un anziano. Esempio: “Ho fatto tardi perché avevo davanti un chiove“.
“Bella” a Bologna, Milano, Roma e ormai in gran parte d’Italia è un tipico saluto giovanile. Mentre “brasare” può significare a seconda delle circostanze dormire o bruciare.
A Torino, se un ragazzo fa le cose a caso, dice di averle fatte “a muzzo“. Ancora a torino, invece, per indicare un qualcosa che viene fatto in grande quantità, nel vocabolario giovanile, si dice “a nastro“.
“Scialla” vuol dire ormai universalmente che si può stare tranquilli. Nel nord Italia, nel nuovo e in continuo aggiornamento slang giovanile, un ragazzo considerato un po’ stupido può essere chiamato in vari modi, a seconda delle zone. “Ciordo”, “lamba” o “calascione“.
A Reggio Calabria, facendo un repentino salto geografico verso il Meridione, chi corre in moto o con la macchina viaggia a “tiro di palla” mentre a Catanzaro chi fa una cosa in quantità sostenuta la fa “A tempesta“.
Il nostro primo viaggio tra i modi di dire dei più giovani, per ora termina qui. Ma il vocabolario dei ragazzi è in continuo aggiornamento. Quindi appuntamento alla prossima puntata.
a tiru i padda translate A tiro di palla :
Lo si diceva già 40/50 anni fa’ e significava arrivare subito/ veloce nel momento che ci si doveva incontrare x qualsivoglia motivo ( nn avevamo ne auto ne moto ….x cui a voi la considerazione finale )
Es. Varda rrivau a tiro i padda ( guarda e’ artivato/a a tiro di palla …come quando si calcia un pallone deriva dal calcio uno dei pochi sfoghi di divertimento ai giorni ns .
Da qui poi si è sviluppato anche su quanto affermate voi !!!
Buon lavoro
“a muzzu” non ha nulla a che vedere col Piemontese, ma é tipicamente C
a Milano la persona anziana si chiama “cchiove” con due c iniziali perché segue la regola del riocontra (ovvero contrario) infatti la traduzione letterale sarebbe “vecchio”
questo slang delle parole al contrario è stato ideato da un trapper milanese e si è subito diffuso.
si dicono o scrivono al contrario le parole che non si vuole fare capire solitamente perché volgari e/o inadatte