“Le donne non dovrebbero ridere in pubblico”. Non è un precetto medievale ripescato in chissà quale manoscritto fondamentalista. E’ una dichiarazione delle ultime ore. E arriva da un Paese vicinissimo all’Europa. Di cui si è più volte discusso anche proposito di un eventuale ingresso nell’Unione Europea.
Il vicepremier e portavoce dell’esecutivo turco, Bülent Arinç, l’ha dichiarato chiaramente: “Una donna sa cosa è morale e cosa è immorale – ha pontificato durante un discorso sulla dissoluzione dei costumi nel Paese -. Per questo non riderà in pubblico, non assumerà atteggiamenti ammalianti e proteggerà la sua castità”.
Vietato ridere in pubblico, dunque. Altrimenti si rischia di essere immorali. Dissolute. Le parole di Arinç stanno facendo il giro del mondo, non sono passate inosservate, hanno subito scatenato la reazione delle donne turche: sono passate poche ore e i social network sono stati inondati da oltre trecentomila foto di ragazze e signore sorridenti. In barba al folle consiglio arrivato dal Governo.
Su Twitter in migliaia hanno pubblicato i loro scatti sorridenti – e irriverenti agli occhi di mister Arinç – accanto agli hashtag #kahkaha (risata) e #direnkahkaha (resistere e risata). La Turchia, va detto, è storicamente stata molto più progressista riguardo ai diritti delle donne rispetto ai Paesi che le sono geograficamente affini. Eppure, negli ultimi anni, la paura di cittadini e attivisti è che stia facendo un passo indietro dopo l’altro.
Si spera che una risata possa seppellire questi istinti liberticidi.