“Usiamo solo il 10% del nostro cervello”. Quante volte durante una conversazione abbiamo pronunciato o ascoltato questo presunto concetto scientifico. A mettere nero sul bianco del grande schermo quest’assunto ormai divenuto popolare, ci ha pensato il regista francese Luc Besson con il film “Lucy”, nelle sale proprio questa estate. Besson ha affidato a Scarlett Johansson il ruolo di questa corriera della droga, che spinge oltre la soglia del 10% le sue potenzialità intellettive, trasformandosi in una sorta d’invincibile super eroe che si prenderà la rivincita su chi le ha fatto del male. Un thriller d’azione che parte da un luogo comune, quello del mancato sfruttamento delle nostre capacità cerebrali, una credenza smentita più volte dalle neuroscienze e in particolare dal neuro scienziato Barry Beyerstein, che probabilmente esasperato, decise di enunciare ben sette diverse prove volte a confutare questa teoria. L’origine di questo falso scientifico, si fa risalire agli studi condotti dalla ricerca neurologica tra il 19° e il 20° secolo e a una frase pronunciata da uno stimato psicologo, William James : “Facciamo uso di una piccola parte delle nostre risorse fisiche e mentali”. Una frase, non certo rivoluzionaria, che avrebbe scatenato il percorso che ha generato la leggenda metropolitana del 10%. Fu coinvolto nel dibattito anche il genio di Albert Einstein, che non si sognò mai di avvalorare questa tesi, che fu poi smentita definitivamente dalle moderne tecnologie di scansione del cervello, quali Positron Emission Tomography (PET) e la risonanza magnetica funzionale (MRI), che riuscirono a dimostrare che anche mentre stiamo dormendo, ogni parte del cervello mostra almeno una piccola quantità di attività.
Insomma di una cosa siamo certi, il cervello non è utilizzato parzialmente, ma semplicemente male, almeno da alcuni. A Luc Besson concediamo questa licenza poetica, anche in nome della bellezza e del talento della Johansson.