A volte per cambiare le cose nella maniera giusta basta mettere la testa fuori dai propri confini, rubare con gli occhi da chi sta meglio di noi e provare a capire come ricalcare un modello corretto al fine di riproporlo, riveduto e corretto, per le proprie esigenze e a seconda delle proprie possibilità. Negli Stati Uniti d’America, le aziende investono in ricerca e sviluppo molto più che da noi. La conseguenza, non l’unica ad onor del vero, è che la percentuale dei disoccupati è la metà rispetto all’Italia. Pure gli industriali americani denunciano un grave divario fra le competenze/abilità ottenute dalle scuole superiori e quelle di cui hanno bisogno e che il mercato richiede. L’Intelligence Unit dell’Economist ha appena pubblicato un rapporto in cui emerge chiaramente che le aziende spendono molto più di prima per formare il personale, così come asseriscono che la formazione della forza lavoro è assolutamente essenziale: il 60% dei posti di lavoro richiedono oggi una formazione post-diploma, dato che prodotti, processi e strumenti professionali vengono innovati di continuo.

Più della metà dei 343 dirigenti interrogati ha asserito di ritenere inadeguata la formazione dei giovani neo-assunti soprattutto per ciò che concerne la risoluzione di problemi; il pensiero critico; il lavoro di squadra; la comunicazione; le abilità tecniche; l’organizzare priorità multiple; l’uso di strumenti matematici. In molti casi, varie aziende stabiliscono con università e college programmi congiunti. Ognuno di questi aspetti risultano essere più efficaci quando ingegneri ed esperti di primo piano delle aziende collaborano a programmi di ricerca e sviluppo delle università.

Modelli da emulare

La Northrop Grumman (aerospaziale, difesa) ha istituito presso l’Università del Maryland corsi avanzati di cyber sicurezza e ha anche rafforzato insegnamenti di computer, scienza, matematica, elettronica. Il CEWD (Centro per lo sviluppo della forza lavoro nel settore energia), creato da un consorzio di aziende del settore, organizza corsi pratici presso varie università. Incoraggia anche l’impiego di donne nella costruzione e manutenzione di reti elettriche.

Allo stesso modo alcune aziende tedesche (fra cui BMW, Volkswagen e Siemens) stanno avviando negli Stati Uniti la pratica dell’apprendistato. In Germania è consuetudine per uno studente universitario la partecipazione ad uno stage o corso di apprendistato presso un’azienda con il 25% delle case che partecipano al programma, senza nessun obbligo di assunzione. Sta di fatto che il 60% dei giovani trova così il primo impiego. In Italia questa pratica non esiste e se qualche esempio c’è è talmente isolato da non fare statistica. Stabilire una connessione diretta tra formazione e lavoro, tra teoria e applicazione pratica, tra percorsi accademici e percorsi lavorativi, può rappresentare la svolta per dare un nuovo impulso all’occupazione nazionale.