La verità è che in Italia si sa molto poco dell’Epatite C. Come nella Giurisprudenza, però, l’ignoranza della materia non è una scusa per sentirsi al sicuro. I dati di questa malattia sono allarmanti ed esistono risvolti sociali per i giovani che devono essere messi in evidenza. Ci aiuta, in questo nobile scopo, Massimiliano Conforti, vicepresidente dell’EpaC, la cui storia deve essere un esempio per tutti noi. Contagiato alla nascita, infatti, scopre di essere malato a soli 22 anni e da allora inizia una lotta che lo porta, a 41 anni, ad aver vinto la sua guerra dopo una vita sballottolata tra le terapie, i fastidi degli effetti collaterali e la paura di non poter amare liberamente.
Dai vostri comunicati si scopre che chi si ammala di epatite virale può convivere per decenni con un male silenzioso che può evolvere e mettere in serio pericolo la sua vita. Ci spiega meglio la situazione?
Tutto risale a prima degli anni novanta. All’epoca in Italia c’era una minore consapevolezza dei rischi di una cattiva o mancata sterilizzazione per cui molte trasfusioni o l’uso stesso delle siringhe di vetro, poi del tutto abolite, furono forieri dell’infezione del virus C. A distanza di decenni dopo, i contagiati si sono trovati a scoprire la loro condizione per caso, magari facendo un normale controllo pre-operatorio.
I giovani, quindi, sono del tutto fuori pericolo?
Al contrario. I giovani sono a fortissimo rischio di Epatite C perché non conoscono tutti i modi per contrarla.
Per esempio?
L’uso di cocaina, molto diffuso tra i ragazzi, è una possibilità concreta, anche se il contagio è minore rispetto all’iniettarsi l’eroina tramite scambio di siringa. I consumatori abituali, infatti, la inalano sempre attraverso lo stesso “pippotto” (cannuccia), come si chiama in gergo, senza pensare al fatto che i loro nasi hanno narici lese e vasi capillari molto fragili. Va da sé che lo scambio del “pippotto” tra due persone può generare contagio, visto che avviene tramite il sangue.
E poi?
E poi ci sono i tatuaggi, anche loro molto in voga tra i giovani. Gli aghi devono essere nuovi e sigillati prima dell’uso o il rischio è altissimo. Aggiungo anche che avere rapporti sessuali occasionali senza preservativo, seppur in maniera minore rispetto ai primi due casi, è un’altra situazione in cui si può trasmettere l’Epatice C.
In generale, l’Epatite C quanto costa al nostro Paese?
Moltissimo. Basti pensare che recentemente sta per arrivare un nuovo farmaco, il Sovaldi, in grado di curare il male in tre mesi in alcuni casi selezionati. Il suo costo, però, è di circa 60 mila euro a paziente in USA. Non a caso c’è in corso una trattativa con la ditta farmaceutica che ha brevettato il farmaco, la Gilead, e le istituzioni per avere in Italia un prezzo più basso, visto l’alta prevalenza della malattia in Italia rispetto al resto d’Europa.
Questione economica a parte, almeno sappiamo che si può guarire dall’epatite.
Sì. Proprio questo farmaco, che è un inibitore di nuova generazione, abbinato alla vecchia terapia ha una percentuale di guarigione dell’85% in alcuni soggetti con malattia non avanzata mentre, abbinato ad altri inibitori, sale addirittura fino al 95% e senza effetti collaterali sul paziente, anche con malattia avanzata.
Perché vi state tanto impegnando su questa malattia?
Perché, con i giusti fondi, potrebbe essere l’unica patologia cronica eliminabile. Sia l’ Hiv che il diabete, infatti, ti impongono di curarti per sempre. In questo caso, invece, in appena dodici settimane si potrebbe guarire del tutto.