“L’informazione è potere. Ma come con ogni tipo di potere, ci sono quelli che se ne vogliono impadronire.”
Inizia così il Guerrilla Open Acces Manifesto di Aaron Swartz, geniale programmatore e sostenitore del libero accesso alle informazioni in rete, morto suicida a 23 anni, per non essere riuscito a sopportare psicologicamente l’accusa di essere un ladro di dati e il rischio di una condanna a trent’anni di carcere.
La sua storia è ora raccontata da un documentario dal titolo “The Internet’s Own Boy“, perché Aaron era un vero nativo digitale che contribuì appena adolescente a creare Rss, un precursore di wikipedia, successo questo che lo mise nel mirino dei cacciatori di talenti della Silicon Valley, offerta che Swartz respinse, rifiutando cosi un posto nel olimpo dei geni informatici per dedicarsi ai suoi ideali che si fondavano sul principio che tutti dovevano avere gratuitamente accesso alla conoscenza.
L’idealismo di Aaron Swartz lo portò a dichiarare guerra a quelle che definiva “una manciata di aziende private che tengono sottochiave un patrimonio digitale immenso, costituito da libri e riviste”. Tutto questo lo portò a trasformare in azione il suo manifesto, e decise di scaricare milioni di articoli accademici dalla biblioteca digitale del Massachusetts Institute of Technology, meglio conosciuto come il MIT di Boston.
Il regista Brian Knappenberger, già autore di We Are Legion, il documentario su Anonymous, ha deciso di raccontare la sua storia, mostrando dalle prime immagini di questo documentario, gli occhi vivaci di un bambino di nome Aaron che guardava al futuro maneggiando il mouse di un computer come fosse un giocattolo. The Internet’s Own Boy, uscito pochi giorni fa nelle sale americane, è visibile anche in Italia , grazie a una versione in Creative Commons, le licenze che lui stesso ha contribuito a creare e che ora ci permettono di ripercorrere la sua vita e i suoi ideali.