Tutta l’importanza dell’orientamento nella scelta della facoltà universitaria da intraprendere emerge da una ricerca condotta dal Cun (Consiglio Universitario Nazionale) dal titolo: «Progetto Orientamento. La scelta del corso di laurea dall’orientamento al primo anno: fattori di successo e di insuccesso». Secondo i dati, elaborati sulla base di un campione di circa 2000 neodiplomati, la valenza di un percorso orientativo preuniversitario accorcia la vita accademica di uno studente nel senso che lo stesso diverrebbe meno incline all’abbandono, poco propenso al cambiamento in corsa di facoltà e con minori possibilità di finire fuori corso. Non si tratta di astratte teorizzazioni, ma di realtà concreta, visto che secondo i dati ben il 95% dei diplomati o diplomandi che ha seguito l’orientamento è al riparo da dubbi e ripensamenti. E quindi da abbandoni o da passaggi da una facoltà all’altra che dopo il primo anno colpiscono mediamente il 15% degli iscritti. Le conclusioni presentano comunque aspetti positivi e negativi. È innegabile che un buon orientamento paghi sia in termini temporali che di performance anche se in Italia se ne fa poco e lo si fa male. Tanto che recenti sondaggi effettuati dall’Istituto Nazionale di Ricerche Dèmopolis mettono in luce un dato significativo riguardo al disorientamento dei giovani alla vigilia del diploma superiore. Circa il 60% degli intervistati non ha idea di quali siano oggi i settori con maggiori opportunità d’inserimento nel mondo del lavoro.