Cristian De Mitri è un ingegnere biomedico che, dopo l’esperienza della Scuola Navale Militare di Venezia, dopo la laurea e dopo il lavoro, ha deciso di dedicare anima e corpo ad un progetto nuovo di cui è cofondatore: Eggup, la start up per le start up. De Mitri racconta in esclusiva a Tag24 la nascita e lo sviluppo di un social network che ti aiuta ad assemblare il team working ideale.

Dalla Scuola Navale Militare di Venezia, una scelta coraggiosa e formativa, alla laurea in ingegneria biomedica, fino all’approdo nel mondo delle Start-up. Non c’è una linea di coerenza evidente che accompagna le tue scelte, cosa ti ha spinto dunque ad intraprendere questo percorso e quanto hanno influito i passaggi intermedi che hai compiuto?

La scelta della Scuola Navale Militare, al tempo in cui la feci, non fu propriamente coraggiosa, direi piuttosto incosciente. Vai via di casa a 15 anni, ti ritrovi catapultato in una realtà cha a primo impatto ti sembra solo affascinante ma che avrai tutto il tempo per capire che sarà anche dura e piena di ostacoli. Il passo successivo è quello determinante: riuscire a rimanerci. Quella scelta è stata importantissima, soprattutto a livello formativo. Sono stati tre anni che hanno influenzato il mio futuro e che mi sono portato dietro pur avendo, nel tempo, cambiato focus e destinazione. Mi sono laureato nel 2008 in Ingegneria Biomedica e sono andato a lavorare nel campo della Difesa, se vuoi tornando un po’ alle origini. Per il mio lavoro attuale, che è anche una grande passione, ho preso l’aspettativa dal mio precedente impiego, un posto sicuro e con discrete possibilità di carriera.

Ti sei preso dei rischi pur di imbarcarti in questo progetto che hai definito in estrema sintesi una start up per le start up. Puoi raccontarmi il principio primo di quest’idea?  

Partiamo dal nome: Eggup. Da sempre l’uovo viene identificato come un qualcosa di cui bisogna prendersi cura e da qui abbiamo realizzato un parallelismo neanche troppo originale con l’idea. L’aspetto carino sta nell’aggiunta dell’up, in un certo senso abbiamo chiesto all’idea di schiudersi ed uscire fuori, di spiccare il volo, e da qui anche il sito www.eggup.net . Le idee sono entità astratte, l’aspetto più interessante si presenta quando diventano concrete, quando si trasformano in prodotti e/o servizi che migliorano la nostra vita, comunque qualcosa di tangibile. Per farlo bisogna avere un gruppo di persone che ci lavorano e questo lo avevo sperimentato nella mia esperienza professionale precedente. L’alchimia e l’amalgama tra le persone che lavorano ad un’idea contribuisce in maniera determinante alla realizzazione e al successo di quell’idea di partenza. Siamo partiti da qui: abbiamo deciso di fornire uno strumento in grado di valutare le capacità di team forming delle persone, perché solo con l’unione di persone legate da un’affinità lavorativa si può giungere ad un risultato finale. Da qui abbiamo capito anche un’altra cosa, quanto può valere un tentativo ed un fallimento. Da un fallimento si può ripartire ed evitando di commettere gli errori già commessi si può giungere all’obbiettivo. Per tornare ad Eggup, con gli strumenti che ti mettiamo a disposizione e con un team ben strutturato in fase iniziale, gli errori possono essere campanelli d’allarme che ti allertano e ti fanno riprendere la giusta via. Su Eggup posso trovare quelle persone con quel tipo di competenze che vanno a colmare quella lacuna che mi impedisce di portare avanti la mia idea. Se mi servono profili con competenze informatiche, metto nei filtri tutti i requisiti che mi interessano e trovo chi fa più al caso mio, o chi è più funzionale alla realizzazione della mia idea.

Con quali criteri voi di Eggup formate i team?

L’amalgama iniziale vale l’80% del progetto. Noi queste affinità le troviamo in modo innovativo, perché realizziamo un matching sulla personalità degli individui erogando un test che è uno dei più comuni al mondo e che si chiama Big Five perché tratteggia i 5 elementi principali della personalità di un individuo. Chi si iscrive ad Eggup ha la possibilità di profilarsi sia dal punto di vista tecnico e delle competenze, un po’ come si fa su LinkedIn, e poi c’è la parte di autovalutazione relativa a Big Five, per il quale non esiste risposta giusta o sbagliata. Alla fine del test l’unica cosa che interessa, al fine di creare un buon team, è il numero che, da 0 a 100, individua la compatibilità dell’elemento valutato nella prospettiva di essere inserito in un gruppo di lavoro. Su Eggup arrivi in diversi modi: o hai un’idea e vuoi realizzare un team di lavoro intorno a te che ti aiuti a concretizzarla, o ti metti in gioco per entrare in qualche team che può aver bisogno delle tue competenze, oppure hai già un team e vuoi scoprire che potenziale avete. Di solito un buon team non supera mai i 5 elementi.

Nel 2014 sono state censite solo in Italia 2.158 start up, il 78% di esse hanno difficoltà oggettive nel reperire profili professionali con le giuste competenze. A conferma di questo dato, un dato successivo: solo 26 nuove aziende italiane danno lavoro a più di 10 dipendenti, sono dislocate nel sud dell’Italia e non si occupano di web. Un commento a questi dati e una domanda: Eggup può ovviare a questo tipo di impasse, soprattutto per ciò che concerne la mancanza di personale specializzato?

Eggup cerca di mettere insieme le persone giuste per realizzare un’idea ma questo non riguarda solo il mondo delle start up ma anche i gruppi di lavoro delle grandi aziende. Addentrandoci nel mondo delle start up ci siamo resi conto che i nostri principali clienti sarebbero potute essere le start up stesse. I dati li ho letti e sono affidabili. Sulla mancanza delle competenze c’è da fare una sottolineatura: le competenze ci sono ma vanno retribuite nel modo giusto, mancano i soldi, questo sì. Lavorare gratis può essere una possibilità ma rischia di diventare un meccanismo pericoloso. Il problema vero è che le start up non hanno finanziamenti che possano consentire loro di investire nelle competenze che, alla fine, ti fanno fare il salto di qualità.

Sulla base di quello che abbiamo appena detto possiamo affermare che l’Italia è un paese in grado di supportare la nascita e la crescita delle start up oppure no?

Secondo me l’Italia ce la può fare, siamo un paese creativo, capace di produrre prodotti innovativi e servizi efficienti. Il punto debole sta in tutto quello che ci circonda, abbiamo a disposizione tutti i nodi di un grafo ma ci mancano i link, le connessioni, viviamo in un ecosistema ancora troppo immaturo. L’Italia deve sostenere le start up con un’azione congiunta di tutti gli attori protagonisti.