In Brasile si giocano i Mondiali. Me ne sono accorta anch’io ma state tranquilli, di calcio se ne discute anche troppo, quindi uso la rassegna iridata nel Paese verde-oro solo come escamotage per parlare di un altro torneo che assegna un titolo importante, la World League di volley. Molti sportivi e tifosi conosceranno senz’altro questa importante manifestazione che ha visto l’Italia fare incetta di medaglie, altri invece no, ma poco importa: in questo caso il risultato sul campo è nulla rispetto al messaggio lanciato ancora una volta dallo sport e dai nostri azzurri attesi dalla sfida con l’Iran.
I nostri atleti, l’allenatore Mauro Berruto e il Presidente del Coni Giovanni Malagò, attraverso un video, hanno rivolto un appello affinché le donne iraniane possano accedere ai palazzetti dello sport e assistere alle due partite della loro nazionale contro quella italiana, previste a Teheran questo week-end. Il motivo è presto detto, e lascia davvero a bocca aperta: la scorsa settimana le donne iraniane che volevano assistere ai due match contro il Brasile sono state rimandate a casa e invitate a pregare per il buon esito delle partite. Insomma, spalti vietati per loro. Tutto questo nonostante la Federazione Iraniana avesse garantito all’FIVB, l’organismo internazionale per la pallavolo, che l’accesso agli impianti sarebbe stato permesso a tutte e tutti.
Informati della situazione dal comitato Neda Day di Pordenone, attivo nella lotta per il riconoscimento dei diritti umani in Iran in memoria della giovane Neda Agha-Soltan (la ragazza uccisa dalla polizia durante la Rivoluzione verde del giugno 2009), gli azzurri non si sono sottratti all’impegno. I nostri campioni hanno così espresso tutta la loro solidarietà alle tifose iraniane e la loro speranza di vederle regolarmente sugli spalti. Il comitato Neda Day ha chiesto inoltre agli azzurri di scendere in campo a Teheran con la scritta sul braccio “Donna = Uomo”.