Come una formazione di calcio, undici ex giocatori svelano i retroscena delle partite che hanno fatto la storia, nel bene e nel male, della nazionale durante i campionati del mondo di calcio. Non solo il rettangolo verde, non solo i goal e le parate ma anche quello che accadde negli alberghi, nei Pullman e negli spogliatoi della squadra azzurra; insomma il sogno di tutti i tifosi, quello di poter sbirciare nei luoghi inaccessibili dei propri beniamini. Tutto questo lo racconta il libro “Il Mondiale è un’altra cosa” di Massimo Rota e Franco Dassisti. Tag 24 ha chiesto a Rota di parlarci di questo progetto: “volevamo raccontare quello che non si vede in televisione” esordisce il giornalista “ e per fare questo ci siamo serviti dei calciatori che si sono dimostrati più disponibili a svelare qualche segreto”.
Qual’ è l’aneddoto che ha il retroscena più “politico”?
Giulio Andreotti s’intromise in alcune scelte che fece Arrigo Sacchi per la spedizione azzurra negli Usa del 1994.
In che modo?
Sacchi era un pignolo e capi che la costa ovest statunitense era meno calda e più adatta come ritiro per i calciatori. Ma Andreotti disse a Matarrese, che in quel periodo era a capo del calcio italiano, che la nazionale doveva andare nella parte est dove erano concentrati gli emigrati italiani. Il risultato fu che la politica venne accontentata ma che gli azzurri dovettero allenarsi in un clima torrido, vanificando il lavoro di preparazione del C.T cominciato 3 anni prima.
Una vicenda divertente e poco conosciuta?
Messico 70. I mondiali della storica Italia Germania 4-3. Gigi Riva, detto rombo di tuono, ci ha raccontato che la sera prima della finale con il Brasile hanno dovuto preparare le valigie e non perché fosse l’ultima partita,lo aveva ordinato l’albergo che aveva bisogno delle stanze libere il mattino successivo.
Altri tempi, altro calcio, non i divi di oggi protetti e coccolati, ma semplici calciatori invitati a lasciare le camere libere entro le 10 come normali turisti.