Chi?
Siamo gli Smania Uagliuns – da piccoli, noti come Uagliun ca Smania – ossia Agronomist (testi, produzioni/beat, synth, voce), Pastor Flava (testi, voce), Giann the ol’ dirty trumpeter (produzioni/polistrumentista, terza voce). Ci hanno definito “i demolitori dell’hip hop italiano” oppure, ehm, “gli Outkast italiani”. Noi diremmo più che altro i rapper meno rap del rap, ma con più rap di molti rapper. Ma se parliamo solo rap non potrete capire ciò che siamo. In noi c’è molto sporco funk, jazz, rock, siamo elettronici, psichedelici, siamo svariate cose, siamo un enorme milkshake musicale ed estetico. Diverse estrazioni, esperienze, diversi background e gusti, confluiscono in questo ibrido a cui non riusciamo ancora a dare un nome. Forse potremmo definirlo ‘space rural funk’. Siamo dei “Sacerdoti dell’Umanità” che rimano di temi introspettivi ed esoterici con tuniche fluorescenti, dei “Countrymen” che cantano di luoghi bucolici con zappe e copricapo di paglia, rapper truccati che con promiscuità ideologica cantano di amori gay (vedi “Piaccio a Luca”). Sintetizzatori e Miles Davis, gli abiti di Prince, il nichilismo dei Soft Cell, il soul dell’America nera, il synth pop dei sobborghi anglosassoni ingurgitati, prima rielaborati e vomitati in Lucania, poi esportati worldwide.
Che cosa?
Sicuramente qualcosa di differente. Ci piace portarci al limite, sperimentare, rischiare, urinare fuori dal seminato. Dopo la promozione del nostro ultimo singolo, “Piaccio a Luca” , quarto estratto da “TrogloDigital”, un brano sulla libertà sessuale e di pensiero, contro l’omofobia e i pregiudizi, ci rilanceremo in diversi altri multiformi progetti. Intanto continueremo a suonare in giro, sempre con la nostra formazione che unisce i beat dell’hip hop agli strumentisti, ma non sappiamo ancora precisamente dove ci dirigeremo musicalmente, forse verso un disco hip hop-new wave? Per ora abbiamo molto materiale in lavorazione, un ep di remix dei brani di “TrogloDigital”, creati da produttori di elettronica italiana e altre pietanze succulente in pentola. Stiamo lavorando anche a delle colonne sonore e a un ep segretissimo di remake/pseudo-cover (ops, lo abbiamo detto)… non aggiungiamo altro, potremmo confondervi.
Quando?
La musica è un sortilegio, non si sceglie, è lei che sceglie te, quindi la risposta è SEMPRE. Facciamo musica e pensiamo alla musica quando lavoriamo (perché oltre alla musica abbiamo anche altri impieghi, per dindirindina), quando parliamo con gli amici ma in realtà guardiamo un punto X, quando ci accoppiamo, quando dovremmo dormire ma ci arriva un’illuminazione, quando bivacchiamo per gli orti lucani e partoriamo un riff o un ritornello incredibile. La musica non esiste se deve essere part-time, è totalizzante, permea qualsiasi cosa, è un’ossessione, dono o maledizione se cambi la prospettiva.
Dove?
Se non si fosse ancora carpito, proveniamo dalla famigerata Basilicata, luogo misterioso quanto affascinante, a cui siamo imprescindibilmente legati. Lì siamo stati concepiti, da lì è partita la nostra ambiziosa scommessa artistica e in quegli arcadici paesaggi torniamo sovente per rifocillare le nostre fumanti meningi. Ma viviamo sparsi per l’Italia, attualmente tra Roma e Bologna, che riescono comunque a starci piuttosto strette. Siamo dannati pastori di mondo, che un po’ per diletto, un po’ per diffondere il nostro verbo musicale, amano fin troppo vagare per la penisola e per il globo, portando scompiglio e ritornando ogni volta con qualcosa di bello e nuovo da risputare nelle nostre vite e nel nostro lavoro. Portiamo la nostra musica in svariate città o meandri italici e rincasiamo con notevoli dosi di gioia, tocchiamo diverse capitali europee e ognuna ci regala un po’ di linfa creativa, calpestiamo le Americhe e ne restiamo inevitabilmente affascinati… e così via. Siamo molto apprezzati dai nostri seguaci connazionali, ma pare che andiamo fortissimo anche in Uzbekistan, Nuova Caledonia e su Plutone. Inoltre, a partire dalla nostra ultima impresa nelle vesti di sciamani troglodigitali, abbiamo colonizzato un’intera, nuova isola-pianeta, la nostra futuristica ma allo stesso tempo fertile e incontaminata Totem, su cui un giorno partoriremo la nostra progenie, rigorosamente “libera da vincoli e da schiavitù”. Volendo riassumere un po’ il tutto: fiere radici lucane, convulsa attività internazionale e promettente discendenza intergalattica… non male, dai.
Perché?
Perché? Se ci fosse un perché almeno potremmo spiegarlo ai nostri nonni e genitori che, se da un lato ci hanno sempre sostenuto, dall’altro sono anni che ci “suggeriscono” che coltivare i pomodori sarebbe un’attività molto più redditizia! In ogni caso dovendo rispondere “seriamente” alla domanda “perché?” È “pura elettricità che scorre nei nostri vasi”, incontrollabile. Smania e volontà di esprimere il proprio pensiero e il desiderio di farlo in maniera unica, attraverso quello che più ci piace e meglio ci riesce: la musica.