Ci sono dei personaggi ricorrenti nelle lunghe notti magiche da vivere inseguendo un gol. Cerchiamo di individuarne qualcuno
L’allenatore
Conosce tutti i giocatori, li utilizzerebbe sempre in modo diverso rispetto a come fa il commissario tecnico. Parla di moduli, sistemi di gioco, schemi. Chiama le sostituzioni, guida le azioni davanti alla tv. Una insopportabile pentola di fagioli. E il bello è che non ne indovina mai una.
Il mitomane
E’ simile all’allenatore, ma più che alla tattica è interessato alle persone. I giocatori, ovviamente. Lui li conosce tutti, ma non dal punto di vista tecnico, proprio dal punto di vista individuale. Racconta di averli incontrati in questo o in quel locale. Li chiama tutti per nome, “Vai Andrea, bravo Daniele, Antonio è un ragazzo d’oro”, racconta aneddoti che li riguardano inventati di sana pianta e pretende che gli altri ci credano. I suoi amici fanno finta di niente e annuiscono. Meglio evitare di contraddirlo. Potrebbe subire dei contraccolpi gravissimi per una psiche già condizionata.
L’incompetente esaltato
Di calcio non sa niente. Non ha mai visto una partita. Eppure è agitato come se a giocare dovesse essere lui. Ha un improbabile tricolore sulle spalle. Una canottiera azzurra e una bomboletta rumorosa comprata in strada da qualche venditore ambulante. Se ne esce con espressioni di circostanza, ogni volta gridando cose tipo “Arbitro cornuto” sperando di acquisire autorevolezza e credibilità agli occhi del resto del gruppo.
La ragazza egocentrica
Simile all’incompetente esaltato. Ha tre lineette verdi, bianche e rosse dipinte sulle guance, non sa nulla di calcio, non le interessa l’andamento della partita, l’unico suo scopo è affermarsi come regina della festa. Emette grida isteriche e strane senza motivi apparentemente validi. Organizza ritrovi in piazza o in casa, veste spesso in modo succinto, blatera cose prive di senso, chiama il fuorigioco a centrocampo e scambia una rimessa laterale per un calcio di rigore. Però fa colore. La sua presenza rende più divertenti tutte le serate.
Il finto intellettuale
Quello che fino alla fine dice “no, ragazzi, io non vengo”. All’ultimo istante si presenta, con la faccia arrabbiata e guardando tutti dall’alto in basso. Dice sempre che non ci si dovrebbe riscoprire nazionalisti solo quando gioca l’Italia, tenta di parlare di Russia, di Crimea, di guerra del Vietnam o di invasioni aliene. Nessuno gli dà spago. Così tira fuori il libro di Seneca che si è portato dietro e finge di leggerlo fino al termine della serata.