Una volta l’avrebbero definito un esercito ma ora, dopo l’ennesimo aggiornamento Istat relativo al primo trimestre del 2014, i 7 milioni di italiani senza lavoro sono ben più di un esercito, forse la popolazione di una metropoli renderebbe meglio l’idea. Cercano ma non trovano, 3 milioni e mezzo di loro sono disoccupati, altrettanti sono definiti inattivi, 9 mesi fa erano 6 milioni mentre oggi sono 1 milione in più. L’incremento è da brividi: +6,9%! Significa che tra senza lavoro e scoraggiati che mantengono inalterata la loro voglia di impiego, poco più di 800mila persone hanno cominciato a rimpolpare le fila di quell’esercito da quale sembra impossibile essere congedati. Nel frattempo i vertici delle istituzioni italiane si rimbalzano responsabilità e rivendicazioni.

La querelle Poletti-Squinzi

“Entro l’anno approveremo la legge delega sul lavoro che trasforma radicalmente tutti gli elementi del mercato del lavoro, dagli ammortizzatori sociali alla strumentazione per le politiche attive del lavoro, questo vuol dire cambiare la faccia delle politiche del lavoro nel Paese”. Queste le parole del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, rivolte, nemmeno troppo candidamente a quello Squinzi, numero uno di Confindustria, che aveva definito il dl lavoro elaborato dal governo Renzi solo come “un antipasto”. Ancora graffiante la replica di Poletti: “Se Squinzi parla di antipasto, io dico che questo è il piatto principale”.

“Siamo convinti – ha detto Poletti – di poterlo fare rapidamente; entro fine luglio il Senato conclude i lavori e quindi a inizio settembre possiamo andare alla Camera e avere l’approvazione della delega mentre noi stiamo preparando già il materiale per i decreti attuativi che dovrebbero essere cinque. Quindi per la fine di quest’anno, se le camere vanno al giusto ritmo, chiudiamo”.