Nell’era della globalizzazione imperante, tutti noi siamo inconsapevoli o consapevoli spettatori di un colossale sistema mediatico in cui televisione e stampa hanno modo di manipolare e plasmare, latentemente, i nostri pensieri e le nostre opinioni, indirizzandoci verso quelle che devono essere le cose da dire o da pensare. 

Esagerazioni da film di fantapolitica? Forse per qualcuno. Sicuramente non per tutti. Anzi, un fondo di verità per quanto concerne l’attendibilità di queste dichiarazioni esiste. Eccome se esiste.

Ecco qualche dato che potrà sicuramente aiutarci a comprendere meglio il fenomeno:  solo in Italia,  stando a quanto emerso da uno studio condotto da Sipra, Rai e Starcom Mediavest,  un cittadino passa in media poco  più di quattro ore al giorno davanti alla TV, togliendo quindi spazio alla propria vita sociale e alle occasioni di dibattito con altre persone.

Ma non è tutto: quasi un italiano su due  è monomediatico, Vuol dire che affida la propria informazione ad un solo mezzo che, nel 95% dei casi, è la televisione.

Il 90% dei grandi sistemi di comunicazione nazionali, viene tenuto in vita da una ristrettissima cerchia di operatori, una oligarchia imprenditoriale che ha modo di spartirsi una torta ricchissima.

Facciamo qualche esempio: tutto ciò che ruota attorno a Berlusconi o al gruppo editoriale L’Espresso. Senza dimenticare la RCS Mediagroup, la Caltagirone Editore e, ovviamente, “Mamma Rai”.

“Ma dai”, sospirerà qualcuno, “Come fa un mezzo di informazione a dirmi addirittura cosa devo pensare?”. Domanda legittima, che trova una prima risposta nel principio di autorevolezza.  Chi si permetterebbe mai di mettere in dubbio l’autenticità di una notizia data da un telegiornale o da un quotidiano?

Il sistema dell’informazione, si basa sul tacito consenso della popolazione, e può quindi letteralmente definire ciò che per la stessa è più o meno importante.

Quando nessun media presta spazio ad una notizia, infatti, c’è sempre qualcuno che la mette in discussione dicendo: “Se questa cosa fosse stata vera, ne avremmo sentito parlare in televisione”.

Non solo, quindi, alcune realtà imprenditoriali hanno il potere di rendere una cosa più o meno interessante. Possono addirittura renderla reale o irreale. Perché anche se si è verificata, se non è apparsa, non c’è mai stata.

Oltre a veicolare il consenso, ad accendere e spegnere allarmismi, magari a vantaggio di questa o quella casa farmaceutica (basta ripetere che una nuova malattia potenzialmente pericolosissima è pronta a distruggere il nostro sistema immunitario che, anche se non è vero, tutti correranno a cercarne una cura) la televisione e la strategia della grande comunicazione di massa hanno un altro enorme potere. Quello di creare “Disinteresse” nella popolazione.

Pochissimi sanno come nasce il debito pubblico, ad esempio. Tutti o quasi, invece, sanno chi ha vinto l’edizione di questo o quel reality. Pochissimi hanno piena coscienza di quali siano i propri diritti, tutti o quasi, invece, sanno come si è conclusa questa o quella fiction.

Per ora il nostro excursus sulla manipolazione della mente che secondo alcuni viene portata avanti dai grandi mezzi di comunicazione di massa termina qui. Se vorrete, appuntamento alle prossime puntate…