Gli anticonformisti “per forza” alla fine sono più noiosi dei conformisti di professione. Oggi va di moda sparare sulla Nazionale Italiana e francamente si fatica a capirne il motivo. 

I problemi del Paese sono ben lontani dal mondo del calcio. Questo è fuori discussione.

Ma i Mondiali, oltre a rappresentare  un appuntamento utile dal punto di vista dell’aggregazione hanno sempre quel fascino che caratterizza estati destinate ad entrare nella memoria di ognuno di noi.

Ci ricordiamo tutti dov’eravamo quando il cielo di Berlino si tinse d’Azzurro nel 2006.  Trattenevamo tutti il fiato insieme a Totò Schillaci in occasione di Italia 90,  Paolo Rossi fece sognare il Paese insieme alla squadra di Bearzot che nel 1982 alzò la Coppa del Mondo in faccia alla Germania.

E allora forza Azzurri, anche stavolta. Il girone eliminatorio è difficile, Uruguay e Inghilterra sono avversari temibili, riuscire ad arrivare agli ottavi di finale non è per niente impresa scontata. Vada come vada, i Campionati del Mondo vanno gustati dalla prima all’ultima partita. Sperando che l’Italia faccia bene, anche e soprattutto per i nostri connazionali all’estero.

Lavoratori che ogni giorno devono combattere con pregiudizi e maldicenze e che davanti alla televisione si sentiranno di nuovo finalmente a casa, uniti, abbracciati, sotto il manto di una bandiera che in troppi hanno calpestato, deriso, dileggiato e stuprato, ma che comunque resta sempre tricolore. Verde, bianco e rosso. Tre sussulti. Un solo cuore.