La semplice azione del “twittare“, il condividere un frammento della propria vita con la rete internet, è gesto comune fra giovani e meno giovani che decidono di commentare gli eventi della loro esistenza o i grandi temi di attualità. Un “cinguettio” verso il vasto modo che però presto potrebbe fornire informazioni ben più importanti rispetto a quelle spemplicemente espresse.
L’Idea
Il principio è semplice, se il mondo parla su Twitter basta ascoltarlo per avere dati diretti e veloci su una moltitudine di argomenti. Per questo motivo Jack Dorsey, fondatore del noto social network, ha annunciato il lancio di “Twitter Data Grants”, hashtag #DataGrants, un progetto pilota che permetterà ad un selezionato gruppo di istituti di ricerca di accedere a tutti i dati presenti nei loro database.
Le ricerche
I temi dei progetti scelti sono ovviamente i più vari: dallo studio sui livelli di felicità, a quello sulla diffusione delle intossicazioni alimentari passando per un’ indagine della University of East London che vuole scoprire se esiste una relazione tra i tweet e i risultati delle gare sportive.
Perplessità nell’aria, anzi “nella rete”
Rimane aperto l’interrogativo sulle attribuzioni dei risultati delle ricerche. Saranno di Twitter o degli enti che hanno avuto accesso ai dati? E la privacy, tanto “sbandierata” negli ultimi anni, sarà garantita agli utenti? A rispondere a questi quesiti ci hanno pensato, in forma non ufficiale, Caitlin Rivers e Bryan Lewis, due ricercatori di epidemiologia computazionale della Virginia Tech che hanno prodotto una sorta di “linea guida” per il trattamento dei dati degli utenti e l’uso delle informazioni acquisite dagli istituti di ricerca.