Chi?
Sono Federico Camici, in arte “JolkiPalki”: bassista, polistrumentista e producer. Faccio (e in alcuni casi ho fatto parte) di molti progetti come il Reggae Circus di Adriano Bono, Honeybird & The Birdies, Kento & the Voodoo Brothers, Torpedo e altri. Su alcuni di questi ho lavorato anche come produttore, spesso come compositore, ogni tanto anche come autore delle liriche. Adoro portare in giro sui palchi di tutta Europa i progetti su cui lavoro ma amo molto anche il lavoro di studio, a cui mi dedico costantemente. Musicalmente ho mille interessi ma una spiccata affinità attitudinale con l’afrobeat. Con una versione afrobeat di un brano di Jovanotti ho vinto lo scorso novembre un il contest di Red Bull “Jova Remix”, grazie al quale sono andato a New York nei Red Bull Studios a lavorare con lo stesso cantante alla finalizzazione del brano.

Che cosa?
Mi piace giocare con la musica quasi stessi giocando con i Lego, metterci le mani e modellarla a mia immagine e somiglianza. Mi piace lanciarmi in progetti folli ed interessanti e cerco elementi spiazzanti che rendano il mio percorso musicale sempre vibrante. Nel cassetto ho vari progetti che tirerò fuori nei prossimi mesi. In primis, pubblicherò in rete una serie di “remix” in salsa afrobeat, per l’appunto, interamente suonati, registrati e manipolati da me nel mio home studio. Subito dopo mi dedicherò ad un progetto musicale dedicato ai bambini che ho fermo da qualche mese ma di cui ho già impostato le linee direttrici.

Quando?
Sempre. La musica è una scelta di vita. Ogni giorno si lavora in un senso o in un altro e questo è il bello di quest’avventura. Non c’è giorno in cui non pensi ad un arrangiamento, non passi tempo davanti al computer a comporre, butti giù delle parole nel mio bloc-notes o ti trovi in studio a registrare su dischi altrui. Di solito quando arrivo a pubblicare i miei lavori, per me sono già vecchi. E’ questa la condanna di chi fa arte. Tutto sommato, una dolce condanna.

Dove?
Il mio quartier generale per ora è a Roma anche se non escludo la possibilità di cercare nuovi stimoli altrove in futuro. Sono molto aperto in questo senso. Non ho radici tali da sentirmi nell’unico habitat possibile.

Perché?
Perché senza non sarebbe possibile. Semplicemente.