Paola Maugeri è uno di quei personaggi poliedrici che l’Italia ama ma non ha capito fino in fondo. Questo perché, al di fuori dei nostri confini, è abbastanza naturale lasciare il proprio talento a briglie sciolte mentre da noi, se non hai un’etichetta precisa, crei qualche difficoltà cognitiva. E invece non c’è niente di più semplice che seguire il flusso naturale di questa dj, giornalista, conduttrice televisiva e radiofonica che ora esplora il mondo dell’editoria con i suoi soliti esaltanti risultati. Col libro “Las Vegans”, infatti, edito da Mondadori, sdogana definitivamente la cucina vegana e, di conseguenza, la filosofia che c’è dietro. Scopriamo meglio di cosa si tratta dalle sue parole.

Partiamo dal titolo parafrasandolo. Qual è la posta in gioco di questo casinò vegano?
È molto alta. Si tratta di capire che le cose che ci hanno detto riguardo alla nostra salute non sono vere e, capendolo, si tratta anche di scardinare tutti quei luoghi comuni legati all’alimentazione carnea. In pratica in questo Casinò puoi vincere l’opportunità di mangiare meglio e ammalarti di meno, quindi di vivere con maggiore qualità

Ci spieghi sinteticamente la filosofia vegana?
E’ un modo di stare al mondo basato sul rispetto e sull’equilibrio. Portato nella cucina, è un modo di sfamarsi molto buono e gustoso.

Tu come l’hai scoperta?
È un percorso che ho iniziato 32 anni fa. Poco più che bambina sono diventata vegetariana perché non sopportavo le violenze che subivano gli animali negli allevamenti e studiando sempre più l’argomento dei prodotti di origine animale ho scoperto i vegani.

Qual è il peggior luogo comune sull’argomento che hai sentito?
Che a nutrirsi così si diventa deboli e tristi.

Invece in “Las Vegans” parli di ricette facili e gustose. Qual è, secondo te, una che possa fungere da “singolo apripista”?
Ah ah, la metafora mi diverte molto. Direi il ragù di seitan. È proprio il seitan in sé stesso un ingrediente speciale. Proprio pochi giorni fa, per esempio, un mio amico che è un pezzo grosso della finanza a Dubai, e quindi molto lontano da me come tipo, mi ha scritto che si era commosso per quanto fosse buono lo spezzatino.

Sogni un Masterchef tutto vegano?
Magari. Di base non seguo quel genere di programmi perché non mi piace il modo in cui trattano la carne ma so che c’è stato anche il grande chef vegetariano Pietro Leemann  e che è andato tanto bene. Un format sulla cucina vegana forse spazzerebbe via tante idee sbagliate che la gente ha.

Tu arrivi dal rock che era considerato sregolatezza ed eccessi a tutti i costi. Ti senti cambiata?
Per nulla, il mio semmai è un percorso molto coerente. Tutte queste idee sul rock, infatti, sono datate ad un certo periodo storico mentre ora le cose sono ben diverse. Penso a Chris Martin, Sting e tanti altri musicisti che ho avuto il piacere di intervistare… E’ tutta gente che si cura molto e che ha idee ben precise a tavola.

Rimanendo nella musica, si può dire che il vegano sta all’indie come la cucina tradizionale sta alle main-stream?
Sì, assolutamente. L’attenzione che poniamo nella scelta dei cibi è la stessa che un indie ha in quella dei brani da ascoltare.

Giochiamo un po’. Ti risvegli in un incubo, sei murata dentro ad un McDonald’s. Che fai?
Cerco di convincerli che inserire il Vegan Hamburger nei menù aumenterebbe i profitti. Tanto è l’unico argomento che ascoltano.

Dove ti troviamo nei prossimi mesi?
Di sicuro su Virgin Radio. “Las Vegans”, poi, è alla terza ristampa per cui girerò ancora un po’ per parlarne.

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