A commissionare lo studio di cui andremo a parlarvi è stato il sito Gerdab, non proprio il massimo dell’equidistanza in fatto di informazione in Iran, vista la sua matrice filo-conservatrice e la sua vicinanza a Pasdaran, il corpo delle Guardie della rivoluzione islamica. Al di là della faziosità il dato resta e va analizzato: la permanenza su Facebook allontana i giovani dai precetti dell’islam e maggiore è il tempo che ci si trascorre più è facile prendere le distanze dai dettami religiosi.

Il male di Facebook

La pubblicazione dello studio giunge a seguito di una serie di campagne promosse negli ultimi mesi dai giovani iraniani, che avevano utilizzato Facebook per biasimare le autorità sulla stretta sui costumi. In più circostanze il governo filo-moderato del presidente Hassan Rohani ha chiesto lo sblocco della censura dell’intelligence sui social network, provocando le ire del fronte conservatore che invece considera i social media delle vere e proprie «fonti di deviazione morale per la società iraniana».

Buio su Instagram

Malgrado censure e blocchi forzosi operati dalla polizia informatica e dall’intelligence, restano migliaia i giovani iraniani che continuano a comunicare tramite social network, anche grazie a programmi in grado di eludere ogni tipo di sorveglianza. Non è bastato nulla di tutto ciò per impedire ad un tribunale iraniano di disporre il blocco di Instagram, il popolare social network per la condivisione delle foto, adducendo a presunte violazioni della legge sulla privacy. Lo stesso presidente Rouhani avrebbe parlato contro il blocco: «Dovremmo vedere il mondo virtuale come un opportunità. Perché abbiamo così paura? Perché non ci fidiamo dei nostri giovani?».