È possibile evocare la gente che non c’è più? A volte sì e senza bisogno di essere un medium. Ci è riuscito ieri sera l’attore Francesco Meoni che, all’Asino Che Vola di Roma, ha portato in scena lo spettacolo “Once I was”. Si è trattato di un vero e proprio volo sulle ali della canzone teatro, un viaggio nelle vite di Tim e Jeff Buckley tra sofferenza, sensi di colpa e grande musica. Accompagnato dalla chitarra di Vincenzo Marti e dalla tromba di Mauro Rosi, Meoni ha letteralmente prestato il suo talento ai fantasmi di questi due grandi cantautori. Un po’ come Whoopi Goldberg in “Ghost”.

L’Io Narrante dello show è lo spirito di Tim che racconta la sua esistenza dagli insulti del padre alcolista fino al vuoto interiore che le droghe non hanno saputo colmare. Fa quasi paura constatare che alcune dinamiche dello show-business siano ancora immutate, che in oltre cinquanta anni non si sia imparato a rispettare l’artista e il suo reale bisogno di comunicare che non parte mai dai soldi ma dalle viscere. Fa altrettanta paura seguire, nello scandire delle battute, l’inesorabile e crescente peso di una carriera che non accontenta né i discografici né l’autore di pezzi memorabili come “Song to the siren”. Un peso che finisce per schiacciare tutti.
In questo scenario dell’anima quasi apocalittico si inserisce, come un veleno, la rabbia del figlio Jeff che, attraverso l’inchiostro amaro del suo diario, sputa in faccia ad un destino che vorrebbe sconfiggere ma che invece è davvero troppo forte.
La sala dell’Asino Che Vola era stracolma, con gente seduta anche sulle scale tra volti noti del cinema e del teatro ed addetti ai lavori musicali, ma il mix di canzoni epiche, testi teatrali perfetti e recitazione di gran livello è stato così intenso da creare un silenzio quasi rispettoso.
“Once I Was” è una lezione sulla musica e sull’amore che le si deve tributare. È anche, però, una lezione altrettanto vibrante sulla paternità e sulle conseguenze che ogni gesto scava nei propri figli.
Da vedere con le orecchie e da ascoltare col cuore.

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