Una sentenza storica, senza precedenti, che mette Google ed altri motori di ricerca nelle scomode vesti di custodi della reputazione delle persone. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che è diritto dei cittadini europei richiedere ai motori di ricerca online l’eliminazione dalle loro pagine dei risultati di link che rimandino a “contenuti non più rilevanti” che li riguardano, inclusi documenti legali (Nyt). La decisione giunge in seguito al ricorso presentato all’equivalente del nostro Garante per la privacy in Spagna da un cittadino iberico (Post).
Tra i più tenaci paladini della privacy che esultano e coloro che gridano sdegnati alla censura, si colloca la dichiarazione dell’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin. Per Google quella emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea è “una decisione deludente” mentre secondo il commissario della Giustizia dell’Unione Europea, Viviane Reding si tratta di una “una vittoria per la protezione dei dati personali”.
Gli effetti della sentenza
Gli effetti della sentenza, almeno quelli più immediati, saranno praticamente nulli. In Europa manca una legislazione comunitaria in materia anche se la posizione della Corte risulta essere “sorprendente, inaspettata e potenzialmente rivoluzionaria“, scrive il Financial Times che individua problemi pratici ed etici di difficile soluzione. Che cosa sarà considerato “non più rilevante”? E da chi? Come si può intuire, le implicazioni possono essere imprevedibili.