Me li immagino nello spogliatoio dell’Olimpico. Giorgio arrabbiato perché non gli è arrivato neanche un pallone giocabile. Cecco che ghigna mentre si asciuga quella chioma color luna. Il maestro che fuma, in silenzio. Guarda i suoi ragazzi ed è tutto come all’epoca. C’è Lovati che scherza coi gemelli.

A qualche chilometro di distanza, un tifoso di nome Vincenzo è in auto e sta tornando a casa. Dietro di lui su un motorino ecco un ragazzo.

Andrà a lavorare con la Lazio negli occhi e stanotte più che mai farà ballare tutti con la sua musica. Ci siete. Presenti più che mai. Ci siamo. Sotto il manto di un vessillo che ha la grandezza e i colori del cielo.

Scherzi di una notte di piena primavera. Scherzi di una serata organizzata per ricordare uno scudetto vinto quarant’anni prima: scherzi di una festa che nel celebrare quella brigata di pazzi che tra pistole e palloni vinse lo scudetto del 1974, ha permesso alla gente laziale di gridare “presente” davanti a tutto il mondo.

70.000 persone sugli spalti, 70.000 cuori grondanti d’amore. Nel salutare “Il Presidente”, Sergio Cragnotti.

Il Capitano, Alessandro Nesta. Il Genio, Roberto Mancini.  La storia, Pino Wilson, Bruno Giordano, Renzo Garlaschelli, Vincenzo D’Amico, e molti altri ancora.

Una serata che ha riconciliato tutti gli appassionati del calcio, non solo i laziali, con un mondo del calcio sempre più lontano dalla gente, che ha bisogno di eventi come questo, per ricordarsi, ogni tanto, che in fin dei conti è un gioco che si basa sull’amore e sulla passione. Amore e passione da vivere.

Da trasmettere. Da ereditare. Di Padre in Figlio.