Trono di Spade continua a stupire.  Gli appassionati di quella che molti considerano ormai la migliore serie fantasy di sempre, crescono puntata dopo puntata. 

Il quinto atto della quarta stagione di Trono di Spade,  trasmesso negli Stati Uniti domenica scorsa, ha incollato davanti alla televisione 7,2 milioni di spettatori, 8,6 milioni tenendo conto delle repliche immediatamente successive, diventando il più seguito della serie.
First of His Name, che in Italia  è andato in onda  nella versione sottotitolata nella serata del 9 maggio alle ore 23:10 su Sky Atlantic (la versione in italiano della serie è in onda invece ogni venerdì alle 21:10), è il quarto episodio di seguito che è risultato più visto del precedente.

In tutto, il numero di spettatori che seguono settimanalmente Il Trono di Spade sale a 17,8 milioni, un aumento del 25% rispetto alla terza stagione.

Perché Trono di Spade riscuote così tanto successo? Arrivato alla sua quarta stagione, “Game of Thrones” è ormai entrato a far parte della storia della televisione e della cultura popolare statunitense ma anche e soprattutto italiana.

Fino a qualche anno fa pochi avrebbero puntato un euro sul successo di una serie fantasy di ambientazione medievale, ispirata ad una saga di romanzi, “Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di G.R.R. Martin che tra le altre cose è ancora in divenire.

La qualità migliore di “Game of Thrones”, nonché la ragione principale del suo successo, probabilmente, è riscontrabile nel merito di aver archiviato i racconti   della letteratura fantasy classica ed aver condotto il genere ad indirizzarsi verso sentieri fino a quest’oggi rimasti inesplorati.

Particolarmente indovinata, poi, la tratteggiatura dei personaggi. Fin dai primi episodi della serie, vengono  introdotti elementi  come Bran Stark,  paraplegico a causa di una caduta ma in grado di sviluppare   poteri sovrannaturali, e Tyrion Lannister, alto poco più di un metro ma capace di dominare il proprio difetto legato alla statura ridotta con un’intelligenza fuori dal comune.

Personaggi, dunque, che non sono caratterizzati dalla loro disabilità fisica, bensì dalle loro qualità umane. E in cui è spesso impossibile dividere il bianco dal nero o individuare buoni o cattivi.  Sono ambigui, ballerini, fantastici ed umani al tempo stesso.

Altro elemento molto apprezzato dal pubblico fa riferimento ai ritratti di figure femminili della serie.  Regine, guerriere, aristocratiche, così come ragazze giovanissime, prostitute, sacerdotesse. Qualcuna cerca di ribaltare le regole del gioco, qualcun’altra le abbraccia e qualcun’altra ancora tenta di modificarle a proprio vantaggio.

Nonostante le limitazioni ed i soprusi  tipici di una società, quella medievale, rigidamente patriarcale, le donne di Trono di Spade non possono o non vogliono sottrarsi al gioco dei troni, perché, al contrario di quanto fanno di solito le creature eteree ed angeliche di tanta letteratura fantasy del passato, spetta a loro stesse il compito di cambiare il destino proprio o della propria famiglia.

Il Trono di Spade, in sintesi, eccelle nella trasposizione realistica di tematiche attuali nella sua ambientazione fantastica, grazie anche ad un dosaggio limitato anche se comunque spettacolare della componente magica.

Infine, riecheggia per tutta la durata della serie una sorta di “morale” legata alla natura della lotta per il potere, che spesso offusca le menti degli uomini e non gli consente di vedere un disastro che è ormai alle porte: “Quando i morti, o cose peggiori, verranno a darci la caccia nella notte, pensi che importerà chi siede sul Trono di Spade?”

Un messaggio che, purtroppo, suona quanto mai attuale. Anche e soprattutto nella nostra vita di tutti i giorni.