Lotito, il moralizzatore per niente moralizzato. Chiamato in causa a proposito degli incresciosi episodi avvenuti prima del calcio d’inizio della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, il presidente della Lazio Claudio Lotito ha alzato la voce per esternare la sua preoccupazione riguardo alla situazione presente in alcune curve italiane.“Nelle curve si è creata una zona franca – le parole del numero uno biancoceleste riportate da repubblica.it – si deve sapere che c’è spaccio di droga, merchandising falso e prostituzione. Per estirparle occorrono processi per direttissima e tolleranza zero”.
Queste sono state le dichiarazioni dell’azionista di maggioranza della Lazio, da tempo contestato dalla grande maggioranza del tifo biancoceleste, che come al solito si erge a moralizzatore del popolo, pronto a puntare l’indice contro i tifosi con accuse che in questo caso sono davvero pesanti.
E che indirettamente riguardano anche le forze dell’ordine. Ogni tifoso prima di entrare allo stadio viene perquisito. Deve affrontare almeno tre tornelli e se ha una bottiglietta d’acqua minerale, le deve togliere il tappo per poterla portare all’interno dell’Olimpico. Come farebbe a far passare sostanze stupefacenti? Con controlli inefficaci (e allora che ci sono a fare…) o peggio ancora conniventi (e qui si aprirebbe un discorso che neanche voglio prendere in considerazione).
I tifosi che Lotito oggi rinnega sono quelli che furono determinanti quando lo stesso dirigente stava trattando con l’agenzia delle entrate la rateizzazione del debito che il club aveva nei confronti dell’erario.
Fu lo stesso Berlusconi, all’epoca presidente del consiglio, a dichiarare: ” Abbiamo deciso di salvare la Lazio per evitare disordini e abbiamo fatto bene ad evitare il fallimento di questa società anche perchè non si poteva rinunciare ai crediti che su di essa vanta il fisco”.
Claudio Lotito, poi, pare un moralizzatore poco moralizzato. Basti ripensare alla condanna ricevuta a gennaio dalla Cassazione, per omessa alienazione di partecipazioni societarie. Con queste motivazioni: “Correttamente la Corte d’Appello di Milano ha affermato la responsabilità di Lotito”. “Di fatto – proseguono i giudici della Corte di Cassazione – “essendo la finalità della disciplina in materia quella di evitare la concentrazione occulta di capitale sociale nella mani di un singolo (…) appare evidente che Lotito ha concentrato nelle sue mani una partecipazione superiore al 30% del capitale sociale della Lazio. Per cui su di lui incombeva l’obbligo di alienazione della partecipazioni in eccedenza”.
Insomma, questo calcio malato, prima di potersi riguardare allo specchio con ritrovata credibilità, dovrebbe prima alienare dalle proprie fila personaggi che non solo hanno avuto a loro volta problemi con la giustizia (con processi passati in giudicato) ma che si ergono anche a paladini della legge e della moralità.