La riduzione delle emissioni di anidride carbonica, che sarebbe stata da raggiungere entro il 2020, ha già certificato il proprio irrimediabile fallimento. Il nuovo limite temporale è stato posticipato di dieci anni, se ne riparlerà nel 2030, ma sarà possibile centrare questo obiettivo esclusivamente se si punterà su metodologie ecologiche e comportamenti sostenibili.
Il nuovo allarme mondiale certificato dall’Onu lascia poco spazio alle immaginazioni. Il pianeta è sempre più inquinato. Il riscaldamento globale continua a crescere.
La temperatura, sulla terra, aumenterà di oltre due gradi, anche perché fino a questo momento gli sforzi (se effettivamente ci sono stati…) non hanno prodotto alcun risultato: basti pensare che tra il 2000 e il 2010 la media delle emissioni globali è aumentata di un miliardo di tonnellate all’anno, addirittura più sostenuto rispetto ai decenni precedenti andando a raggiungere, dunque, livelli senza mai toccati prima.
Quanto tempo abbiamo, ancora, per cercare di invertire la rotta? Poche decine di anni, si sbilanciano ambientalisti ed esperti che sarebbe il momento di ascoltare concretamente. Occorrerebbe una decrescita mondiale pari allo 0,06% all’anno. Bisognerebbe diminuire il riscaldamento , cosa che richiede spese pari allo 0,6% del Pil ogni anno.
L’obiettivo sarebbe quello di triplicare e quasi quadruplicare la percentuale di energia che si attinge dalle rinnovabili e dal nucleare. C’è un messaggio chiaro dalla scienza: per evitare pericolose interferenze con il sistema climatico, non possiamo più restare nella finestra.
Ci sono molte strade che possono portare a un futuro entro il limite dei due gradi di riscaldamento globale e tutte richiedono sforzi sostanziosi. E’ arrivato il momento di darsi una mossa.