“Libera la Lazio”.  Il nome è eloquente. Dice tutto. I tifosi biancocelesti, la stragrande maggioranza ormai, si sentono occupati. Da un personaggio che non li rappresenta. Da un azionista di maggioranza che ora come non mai è inviso alla quasi totalità del tifo biancoceleste. 

Viene da chiederselo, semplicemente, senza giri di parole. Perché Lotito non ridà la Lazio ai suoi tifosi? Perché resta presidente a dispetto dei santi? La legge glielo consente, su questo non ci sono dubbi. Eppure esisterebbe un obbligo di natura morale, che dovrebbe spingere l’azionista di maggioranza biancoceleste a fare un passio indietro. Sì, perché una squadra di calcio è diversa da un’azienda di pulizie. Soprattutto quando vive esclusivamente dei proventi che le sono garantiti dal suo bacino d’utenza.

Nessuno può smentirlo: la Lazio è un club in autogestione. Vive degli introiti che arrivano dai diritti televisivi. Dal merchandising. Dalla vendita dei biglietti. Lotito di suo per finanziare le casse del più antico club romano non ha mai messo un centesimo. E allora perché non prova a fare un passo indietro? Ridia la Lazio all’amore dei suoi tifosi. Faccia una mossa significativa, non abituale nel mondo dell’alta finanza, ma che risulterebbe quantomeno apprezzabile: dia un prezzo (ragionevole) alle azioni che possiede e inviti qualche investitore ad affiancarla o a sostituirla.  Dimostri, per una volta, di avere a cuore la Lazio. E la sua gente.