Consumare Marijuana da soli o in compagnia di amici per sentirsi “liberi” o parte di un gruppo. Un’abitudine che però solo apparentemente dona sensazioni di spensieratezza o che porta il consumatore a vivere più fortemente le emozioni. Fumare marijuana, anche solo occasionalmente e a scopo ricreativo, potrebbe infatti provocare anomalie nelle aree cerebrali che regolano la motivazione e l’emozione. Questo è quanto emerso da uno studio della Harvard Medical School. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista di divulgazione internazionale il Journal of Neuroscience. La particolarità è che questa ricerca va fortemente contro l’idea che l’uso ricreativo di droga, in questo caso della Marijuana, possa essere esente da rischi per la salute. Per la prima volta i ricercatori sono riusciti ad evidenziare come, nel caso di consumo sporadico della marijuana in ragazzi di età compresa fra 18 e 25 anni, alcune aree cerebrali andavano ad alterarsi. In particolare le due regioni chiave del cervello chiamate nucleo accumbens e l’amigdala. Hans Breiter, uno degli autori dello studio, ha commentato come: “Si tratta di parti del cervello che sono fondamentali per poter assaporare le cose piacevoli del mondo e valutare correttamente quelle che invece non lo sono”. Il fumare, seppur occasionalmente, andrebbe quindi ad alterare queste zone dell’encefalo modificandole la forma, la densità e il volume. A queste modificazioni morfologiche ne corrisponde quindi anche un’anomalia comportamentale. Quella libertà emozionale sarebbe dunque schiava della Marijuana che nel tempo porterebbe a non godere pienamente delle emozioni della vita, anestetizzate dalla droga attualmente più diffusa fra le persone.