Abolire le corse motociclistiche? Dopo il dramma che si è verificato durante la prima gara del Campionato Italiano Velocità(CIV), dove un pilota di 25 anni, Emanuele Cassani, ha perso la vita in un incidente motociclistico sul Misano World Circuit intitolato a Marco Simoncelli, è riesploso il dibattito, in Italia e non solo: sarebbe giusto vietare le corse con le moto?
Secondo me, no. Sarebbe impossibile fermare un brivido. Arrestare un sogno. Sarebbe demagogico, folle. Allora bisognerebbe vietare i lanci con il paracadute. Le nuotate in mare, a largo. Le discese sugli sci. Tutte le competizioni automobilistiche. E chissà quante altre cose.
No. Non ci si può far prendere la mano dalle emozioni, anche quando sembra inevitabile. Anche in questi momenti di dolore per la perdita del giovane Emanuele Cassani, scossi per quanto successo un anno fa a Oscar McIntyre, e costernati per la orribile fine di Marco Simoncelli a Sepang, bisogna ragionare a mente fredda.
Se si continua a morire in pista significa che ci si deve porre un interrogativo. Non se dalle corse si può eliminare il rischio, (lottando a oltre 300 all’ora su due ruote il rischio è ineliminabile), ma se si può fare ancora di più per la sicurezza.
Negli ultimi anni, per quanto riguarda le competizioni motociclistiche e automobilistiche, dal punto di vista della sicurezza sono stati fatti passi da gigante. Sono aumentati gli spazi di fuga sui circuiti, viene curato dettagliatamente l’abbigliamento dei piloti, che vengono preparati in modo maniacale dal punto di vista psicofisico. Per non parlare, poi, degli assetti e la resistenza dei materiali delle moto, delle gomme, dei telai, degli impianti frenanti.
Insomma, molto è stato fatto, ma indubbiamente tanto è ancora da fare. Fermo restando che quando sfidi te stesso e agli altri, quando tenti di andare oltre ogni limite, la fatalità è dietro l’angolo. Ed in fondo è giusto così. “Dev’essere fantastico morire facendo ciò che ami”, dice il protagonista di un celebre film, “Point Break”. Chi duella col destino in ogni istante andando su due ruote a 240 chilometri orari, sa bene quanti rischi corre. Ed è pronto ad assumersene ogni responsabilità.