“Ma cosa vogliono, i tifosi della Lazio? Non capiscono che Lotito, con i mezzi che ha a disposizione, sta facendo il massimo?” Se lo chiedono spesso, giornalisti prezzolati, opinionisti disattenti, mistificatori patentati o supporter succubi di una realtà che pare senza via d’uscita.
Eppure, quello che subdolamente tentano di affermare, l’idea che vogliono far passare, è falsa. Sbagliata. Smentita dai numeri. Perché nell’era dei diritti televisivi, gli incassi che Lotito, alla guida della Lazio, si trova ad amministrare, sono notevoli. Si parla, dicono i bene informati, di circa 100.000.000 di euro l’anno che entrano nelle casse del club biancoceleste, tra merchandising, pay tv, botteghino e sponsorizzazioni varie. E in virtù di una cifra del genere, sarebbe lecito aspettarsi più di un solo piazzamento in Champions League, in ormai dieci anni di gestione.
Magari cercando anche uno sponsor da mettere sulle magliette. Ed evitando di spendere euro per calciatori tipo Barreto, Makinwa, Meghni, Novaretti, Kakuta, Ciani, Pereirinha, Alfaro, Felipe Anderson (su cui è giusto scommettere, ma non per 9 milioni di euro…), Ederson, senza lasciarsi sfuggire a parametro zero i Pandev o gli Zarate della situazione.
L’esempio del modello da seguire, quel modello che certifica il fallimento gestionale di Lotito, si chiama Atletico Madrid. Una società che con un bacino d’utenza simile, se non inferiore, a quello della Lazio, è riuscita a vincere negli ultimi anni ben quattro trofei continentali e che in questi giorni è sotto gli occhi di tutto dopo l’impresa compiuta martedì al Vicente Calderon di eliminare il Barcellona e guadagnare l’accesso alle semifinali di Champions League.
Un allenatore rampante, ambizioso, vincente. Diego Pablo Simeone. Una rosa che mixa giovani di qualità a giocatori d’esperienza. Una società guidata da chi vuole emergere, senza spendere cifre folli, con un occhio al bilancio (basti ripensare alla cessione di Falcao) e uno ai sogni dei tifosi. Questo è il punto: con Lotito, al di là delle dichiarazioni e dei comportamenti che secondo molti poco hanno a che vedere con la storia del più antico club di Roma, è vietato sognare. Il delitto più grave è uccidere la speranza. E nel cuore di molti tifosi del primo club di Roma, questa, è già morta da un pezzo.