Agnes Le Roux è svanita nel nulla ormai 37 anni fa, nel lontano 1977, quando non aveva ancora tagliato il traguardo delle 30 primavere. A riportare a galla il caso, fornendo un’indiscrezione che potrebbe risultare decisiva ai fini della sua soluzione, è il figlio del principale accusato di quella scomparsa, l’avvocato e amante della donna Maurice Agnelet. Guillaume Agnelet, oggi 45enne, dice di non poter più custodire un segreto di questa portata, che lo affligge da anni e che ora, alla vigilia del terzo processo a carico del padre, ha deciso di rivelare al mondo. Con tutta probabilità Agnes Le Roux è stata uccisa nei boschi circostanti la abbazia di Montecassino, luogo dove i due amanti avevano deciso di trascorrere alcuni giorni di campeggio libero in un freddo week end del novembre del ’77. Una sera, improvvisamente, Maurice immobilizza Agnes: senza troppi tentennamenti la fredda con un colpo alla testa e poi mette in scena il suo piano. Comincia ad urlare, chiama aiuto nella speranza che sopraggiunga qualcuno a cui dire che la sua fidanzata si è suicidata. I boschi di Montecassino rispondono col silenzio alle grida disperate dell’uomo e nessuno accorre. Maurice è costretto a cambiare strategia: nasconde il corpo dell’amante, smonta pezzo dopo pezzo l’arma del delitto e la getta in punti diversi di un ruscello. Poi sale sulla macchina di lei, guida fino a Firenze dove abbandona l’auto in stazione con le chiavi nel cruscotto per procedere, a piedi, verso la Francia. Tutte le attenzioni degli investigatori si rivolgono a Maurice e l’equazione non sembra così complicata: la ricca ereditiera Agnes Le Roux solo qualche giorno prima di morire aveva ceduto la sua quota del Casinò di famiglia a Jean-Dominique Fratoni con lo stesso Agnelet che si era preso la briga di negoziare i termini della cessione e di assicurarsi che il ricavato (quasi 470mila euro attuali) fossero versati su un conto in Svizzera co-intestato a lui e alla donna.
Alessio Moriggi