È il momento dei deejay? Forse ma quel che è certo è che è il momento dei Dirty Vegas, un duo partito nel 2001 da South London, allora capitale dell’house britannica, per arrivare, in queste settimane, ad impazzare in radio col singolo “Let the night” stabile nella Top50 e nelle classifiche di vendite fino al quinto posto. E così, tredici anni dopo il grande successo di “Days Go By”, Steve Smith e Paul Harris firmano per la stessa etichetta discografica di Kate Perry (la Capital Music) e si concedono un po’ di soddisfazioni tra cui la partecipazione del 15 marzo al prestigiosissimo Festival SXSW e ben tre dj set in Italia (Milano, Napoli e Roma) tutti sold-out. Una buona occasione per scambiarci due chiacchere.
Avete dichiarato che “il rimedio alla nostalgia è essere iper-nostalgici”. Cioè?
STEVE – Questa erano parole legate alla nostra prima hit “Days go by” da cui ormai son trascorsi dieci anni. Nel frattempo abbiamo avuto modo di sconfiggere la malinconia e ritrovare il sorriso e la felicità con la nostra ultima canzone che consideriamo una sorta di auto-celebrazione per ballare, cantare e osannare le nostre vite. Volevamo scrivere di quanto la bellezza possa splendere dentro di sé anche quando ce lo si dimentica, perché se brilla dal proprio interno non potrà non mostrarlo anche a tutti gli altri!
Sempre stando a vostre dichiarazioni, “la giovinezza non è mai finita”. È questo il segreto del successo della vostra musica?
PAUL – Anche se gli anni passano, grazie al lavoro che facciamo, rimaniamo eterni Peter Pan e questo è il suono delle nostre anime.
Interessante, e questo suono a cosa assomiglia?
PAUL – A cioè che ci ha influenzato di più: l’indie rock, qualcosa dell’hip hop e del pop. Alla fine credo che tutto questo sfoci in un indie dance.
È affascinante scoprire che, quando non siete in tour, voi due vivete in paesi molto lontani. Come fate a lavorare?
STEVE – E’ vero, vivo in una piccola città negli States mentre Paul è di base a Londra insieme ad amici e famiglia ma viaggiamo talmente tanto che ci sembra quasi di vivere o trascorrere più tempo su un aereo che a casa. E i viaggi sono appunto occasione di incontro in studio. Più in generale, poi, Internet è diventato un ottimo modo per scambiarsi musica e lavorare sui pezzi, ci sentiamo spessissimo tramite Skype, Facebook e altri social.
Avete praticamente remixato tutti. Come è stato lavorare con Madonna?
STEVE – Semplicemente grandioso! La prima volta che abbiamo sentito la sua voce dal vivo è stato assolutamente fantastico, indescrivibile. Abbiamo lavorato con i più grandi: Calvin Harris, Groove Armada, Justin Timberlake, Kylie Minogue, Sultan & Ned Shepard, David Tort, Underworld, Mr Hudson e Jetta. Il nostro lavoro di remixers ha lasciato un segno importante. E’ stato interessante sentire le parti separate dei brani e capire come lavorano i più grandi quando creano musica così fantastica.
PAUL – Vero, non si finisce mai di imparare in campo musicale. E’ stato fantastico collaborare con così tante persone diverse …ognuno porta qualcosa di nuovo.
Nei vostri concerti, passate dai club ai set acustici fino ad esibizioni con orchestre da trenta elementi. In sincerità… c’è una situazione che preferite?
STEVE & PAUL – Quando suoniamo in situazioni live preferiamo farlo con il supporto di una vera e propria band, composta da batteria, tastiere, chitarra e voce. Chiaramente quando siamo “solo” noi due proponiamo uno show più semplice: dj, percussioni e voce. Aspettiamo l’occasione di tornare a suonare dal vivo e probabilmente quest’opportunità si verificherà quando porteremo l’album in tour ufficialmente.
Siete da poco stati in Italia. Al netto delle belle parole sul nostro paese, come avete trovato i nostri ragazzi provati dalla crisi e depressi da un futuro nero?
STEVE – Francamente nel nostro primo tour promozionale italiano non abbiamo avuto modo di riscontrare questa difficoltà nei giovani del vostro paese. Anzi abbiamo riscontrato vibrazioni positive.
PAUL – Domanda cui è impossibile rispondere senza risultare superficiali. In tre giorni abbiamo attraversato l’Italia da Nord a Sud, da Milano a Roma, passando per Napoli. Siamo stati in posti meravigliosi ammirando la bellezza dei vostri luoghi e ci spiace non aver avuto il tempo di conoscere meglio la situazione italiana. Ci sarà sicuramente occasione di tornarci. Per qualche strana ragione, non avevamo ancora suonato in Italia prima.
Metterete mai mano ad una song di un artista nostrano?
PAUL – Perché no? Sono da sempre grande fan della vostra Italo House, robe come i Piano Days, Joe T Vanelli e Fathers of Sound. La vostra musica è grandiosa! Devo, però, confessare che di artisti italiani della scena attuale sinceramente non conosciamo molto, ricordiamo soprattutto il vostro repertorio di musica leggera tradizionale degli anni passati. Di personaggi italiani sicuramente conosciamo i nomi di spicco della scena club. Apprezziamo molto il team napoletano dei Daddy’s Groove, con i quali stiamo collaborando per il remix del nostro prossimo singolo.