Non li liberano, li tengono nel carcere di Bialoleka, i tempi si sono allungati. Sono state respinte le prime sette richieste di scarcerazione su cauzione presentate dai legali dei dieci tifosi processati per direttissima, c’è tempo sino a giovedì per presentare i ricorsi. «Non sono residenti a Varsavia, non tornerebbero di fronte a questo tribunale» , è stata la motivazione dei giudici. La decisione non è stata gradita in ambasciata, sono emersi dubbi. Le richieste di scarcerazione (sette e non sei come previsto inizialmente) riguarderebbero anche un ragazzo italiano domiciliato in Polonia. Qui casca l’asino: il giudice ha rigettato sei istanze motivandole con la “mancanza di residenza” da parte degli arrestati, ma ha respinto anche l’ultima. Perché? I legali sono all’opera, oggi saranno presi in esame altri tre casi e non promettono bene considerando i precedenti. Alessandro Coresi, padre di uno dei ragazzi rinchiusi, ha raccontato il suo dramma a Radiosei: «Le ultime parole che ha detto mio figlio? A qualsiasi costo, ma tirami fuori da qui» .

GLI ALTRI

Dieci tifosi in bilico e altri 12 in attesa di giudizio: per loro il processo era previsto tra giovedì e venerdì, le udienze potrebbero slittare a martedì prossimo. Andrea Luca Lepore, il primo consigliere dell’Ambasciata italiana, ha espresso stupore:«Non ci aspettavamo questa decisione – ha detto a lalaziosiamonoi – è stata una brutta giornata per tutti noi. Fiducia per le prossime udienze? Queste decisioni dipendono unicamente dal giudice» . Secondo alcune indiscrezioni l’ambasciata si sarebbe mossa per ottenere una “detenzione domiciliare” dei tifosi in un hotel di Varsavia. Lepore non ha confermato: «L’ambasciata non entra in queste cose giuridiche, stiamo dando un supporto logistico e morale alle famiglie» .

LA POLIZIA ITALIANA

Dall’Italia è arrivato un rimbrotto. Il vice capo della Polizia, Alessandro Marangoni, non è stato tenero: «I tifosi italiani quando vanno all’estero dimenticano spesso che devono misurarsi con la legislazione di quel determinato Paese. E nel caso dei tifosi biancocelesti a Varsavia è stata giustamente applicata la legislazione polacca» . Marangoni è intervenuto durante un convegno sulla violenza negli stadi organizzato a Montecitorio, era presente anche il vicepresidente dell’Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale, Roberto Massucci. E’ stato in Polonia, ha ricostruito la vicenda così: «I ragazzi – ha ricordato Massucci – si sono trovati in 200 all’Hard Rock Cafè senza che nessuno degli organizzatori della trasferta avesse invitato a farlo. Tra di loro c’erano anche una ventina di persone note, di daspati. Ad un certo punto, secondo la ricostruzione, hanno cominciato ad attaccare la polizia che ha risposto. Ricordo che la legge polacca prevede la punibilità anche per coloro che partecipano passivamente alla cosa» . Si parla di organizzatori, ma è giusto dire che molti tifosi, non avendo accanto la polizia italiana, si sono trovati spaesati e si sono associati ad altri in mancanza di riferimenti. Massucci ha assicurato che la vicenda «è stata seguita dal governo ai massimi livelli. Sono andato a Varsavia per capire cosa era successo e per cercare di indirizzare l’azione del governo. A memoria non ricordo che un Premier sia mai intervenuto su un altro Primo ministro per capire come risolvere una situazione. Detto questo ho incontrato la polizia polacca, l’autorità giudiziaria, gli arrestati e i genitori. Di questi quasi tutti hanno cercato di giustificare il figlio dicendo che era innocente. Hanno criticato la polizia polacca che è stata esagerata e il governo italiano. Solo un genitore, un falegname, mi ha risposto “quando torna a casa gli do tante di quelle botte”. Ecco – ha concluso Massucci – ognuno tragga le giuste considerazioni» . Non mancano le manifestazioni di solidarietà. L’onorevole Alessandro Cochi, dal Palazzo Senatorio in Campidoglio, ha srotolato lo striscione «LIBERI» .

Fonte: Corriere dello Sport