Quello che è accaduto in Polonia è vergognoso. Ingiusto. Indecoroso. Così come è indecoroso che il nostro Paese accetti un trattamento del genere nei confronti di italiani in viaggio per vedere una partita di calcio. Le testimonianze dei tifosi biancocelesti che stanno tornando dalla Polonia parlano chiaro: a Varsavia hanno dovuto subire provocazioni e vessazioni, con la polizia locale che invece di intervenire per garantire l’ordine e permettere a tutti, senza problemi, di vedere la partita, ha messo sopra il carico da novanta.  Famiglie, donne e bambini che sono stati fatti sdraiare faccia a terra con le mani piegate sulla testa per ore, come fossero dei pericolosissimi assassini. Con la scusa che in un albergo sarebbe stato ritrovato un borsone contenente armi da taglio. Che in aereo, va da sé, non sarebbero mai potute salire e che quindi possono essere arrivate in Polonia solo con un automobile o con un pullman privati. Un po’ difficile da ipotizzare. E anche se ciò fosse accaduto, non giustifica la violenza con cui sono stati accolti i supporters biancocelesti, fatti oggetto di una vera e propria caccia all’uomo per le vie di Varsavia e presi di mira, stando a diverse testimonianze, da forze dell’ordine su di giri, che hanno creato il caos invece di evitarlo. La speranza, per i ragazzi che ancora sono in Polonia, è che arrivi presto un foglio di via collettivo. E che l’Uefa stavolta vada ad indagare davvero su quello che è accaduto. Senza limitarsi, come spesso accade, a colpire nel mucchio. E magari a punire, di nuovo, i tifosi della Lazio. Che meritano rispetto. Da Platini, dai polacchi e anche da organi di stampa italiani che non hanno esitato a dipingere famiglie al seguito della propria squadra del cuore alla stregua di pericolosissime orde barbariche.

Roberto Arduini