Quel pallone d’oro servito a Hernanes contro il Legia Varsavia. Quell’angolo conquistato e confezionato a Trebisonda, lo regalò a Floccari per il gol della rimonta contro il Trabzonspor. Quel ragazzino di nome Keita ci ha preso gusto in Europa, s’è messo a inventare colpi, s’è fatto conoscere a 18 anni. E’ uno dei più giovani del torneo, non s’è fatto schiacciare dal peso della pressione. E’ un diavoletto Keita, nelle prime due gare della fase a gruppi è stato decisivo, vuole esserlo anche domani a Nicosia contro l’Apollon Limassol. Partì da titolare contro i polacchi, entrò in corsa in Turchia, ci ha messo lo zampino in tutte e due le partite. Keita è in corsa per un posto a sinistra, da esterno offensivo sa essere ficcante e propositivo. Un cross e un corner sono valsi due gol, mica male come impatto nel calcio dei grandi. Il palcoscenico internazionale l’ha ispirato.
– Keita, il ragazzino, ci sa fare. E’ appena nato calcisticamente, ha bisogno di tempo per crescere. Diciotto anni sono pochi, è diventato maggiorenne a marzo, s’è laureato professionista a settembre. Keita è fresco di esordio in Europa e in serie A eppure non ha mai tradito paura, nervosismo, apprensione. S’è allacciato gli scarpini e s’è rimboccato le maniche, è andato incontro al futuro da predestinato. Keita ha la spregiudicatezza degli eletti, il calcio gli scorre nelle vene, è cresciuto nella cantera del Barcellona, prendeva appunti ammirando Eto’o, una volta lo allenò al Camp Nou. Keita ha voglia di Europa, ha voglia di volare. A Bergamo è entrato bene, ma la partita era stregata. A Nicosia sarà la notte della riscossa e lui vuole esserci. Keita ha il talento per emergere e sta trovando il giusto equilibrio per metterlo in mostra, quando sei giovane e sai d’essere forte sei incline ai riflettori, non all’ombra. Lo è stato, ma da quando è entrato nel giro della prima squadra ha cambiato atteggiamento, s’è espresso con umiltà, ecco perché ha raccolto i primi successi. Il suo comportamento è stato apprezzato dalla società e dall’allenatore.
– Keita aspetta la nuova chiamata e poi? Petkovic ha ritrovato la squadra ieri a Formello, progetta il turn over in vista del match di domani. Dias e Pereirinha sono fuori lista Uefa, il tecnico dovrebbe riproporre il 4-3-3, alcune scelte sono forzate. Marchetti sarà in porta, Cavanda si piazzerà a destra, non ci sono alternative (Konko sarà out per altri 10-15 giorni). Il belga a Bergamo s’è macchiato d’un errore grave, finora aveva dato certezze. Accanto a lui ci sarà Ciani, per l’altro posto di centrale è ballottaggio tra Novaretti (recuperato) e Cana. A sinistra Radu scalpita (ieri 27 anni), sarà convocato perché fisicamente sta bene, ma non è pronto muscolarmente. Centrocampo, è l’ora dei rientri: Ledesma sarà in regia, Gonzalez e Ederson dovrebbero piazzarsi ai suoi fianchi, Hernanes è pronosticato in panchina. In avanti è corrida, va composto il tridente. Floccari e Perea si giocano la maglia di centravanti, Felipe Anderson e Keita sono in pole sulle corsie. Klose in questo caso partirebbe dalla panchina, Candreva con la febbre non sarà convocato. Serve una scossa, servono risposte, serve unione. Petkovic rilancerà Ledesma e Gonzalez, due della vecchia guardia, due dei meno utilizzati. Hanno trovato poco spazio per vari motivi, sulle esclusioni hanno inciso motivazioni tecniche, ma anche fisiche. Ledesma la scorsa settimana ha avuto la febbre, avrebbe giocato a Bergamo. Il Tata ha lottato per mesi con la fascite plantare, si sta riprendendo. E’ anche vero che la rosa è più ampia rispetto al passato e la concorrenza è aumentata, bisogna accettarla. La società ha voluto alzare il livello della competitività per migliorare il rendimento della Lazio, non per creare dualismi o fratture all’interno dello spogliatoio: non ci sono divisioni, assicurano da Formello. Il diesse Tare ha voluto precisare che domenica a Bergamo non ha tenuto a rapporto la squadra. Dopo certe partite non si parla, si reagisce tutti insieme.
Fonte: Corriere dello Sport