"Il governo inizia a sentire il fiato sul collo da parte dell'opposizione" a dirlo è la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, nel corso della trasmissione "In altre parole" su La7. Una dichiarazione che lascia intendere che l'opposizione starebbe lavorando bene guadagnando terreno in vista delle prossime elezioni regionali, che potrebbero tenersi in autunno, e del referendum su lavoro e cittadinanza dell'8 e del 9 giugno 2025 che potrebbe essere il primo vero smacco al governo Meloni.
Ma realmente il campo largo può mettere in difficoltà l'esecutivo nazionale? Al momento no. Se da una parte la fiducia nel governo Meloni sembra essere relativamente calata negli ultimi due anni e mezzo, dall'altra parte il centrosinistra non gode certamente di numeri e di stabilità tali da poter mettere in difficoltà la presidente del Consiglio e la sua squadra di ministri. A questo si somma il periodo di relativa stabilità che l'esecutivo nazionale sta vivendo in questa fase.
Quale sarà il vero banco di prova per capire se ci sono cambiamenti in vista? Ovviamente il primo passo sarà il referendum dell'8 e del 9 giugno che ha assunto negli ultimi mesi un significato politico diventando capace di concentrare le opposizioni contro l'esecutivo nazionale. Sarà poi la volta del voto nelle sei Regioni interessate in questo 2025.
A parlare devono essere i dati. Al momento, secondo l'ultimo sondaggio pubblicato da YouTrend, il centrosinistra - ammesso che si presenti compatto e senza spaccature - registrerebbe alle urne tra il 45% e il 48%: percentuali alte ma che non basterebbero oggi a superare il centrodestra che sembra aver ritrovato un'unità spesso messa in discussione negli scorsi mesi.
???? #Supermedia Youtrend per @Agenzia_Italia dei #sondaggi (e variazione rispetto al 10 aprile):
— Youtrend (@you_trend) April 25, 2025
FdI 29,5% (+0,1)
PD 21,8% (-0,6)
M5S 12,5% (+0,5)
FI 9,6% (+0,1)
Lega 8,7% (+0,1)
AVS 6,3% (+0,3)
Azione 3,4% (-0,1)
IV 2,3% (-0,1)
+E 1,9% (=)
NM 1,0% (=) pic.twitter.com/DQAw0qwhLG
La coalizione di governo costituita principalmente da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia registra infatti una percentuale di intenzioni di voto che si aggira intorno al 47,8% e al 49,5%. Numeri più bassi rispetto a due anni e mezzo fa ma che comunque permettono al centrodestra di riconfermarsi alla guida del Paese, almeno per il momento.
Tutte le strade lasciano pensare che il movimento di Calenda possa diventare nel tempo una "stampella" del governo Meloni portando così acqua al mulino del centrodestra. L'instabilità però si fa sentire anche nel centrodestra: i malumori tra i vicepremier Tajani e Salvini potrebbero condizionare la stabilità del governo anche se finora si è sempre riusciti a trovare una via di mezzo tra i due leader di partito.
In entrambe le coalizioni c'è un partito che per stacco fa da "ariete". Nel centrodestra è ovviamente Fratelli d'Italia che viaggia attorno al 30%, nel campo largo è il Partito Democratico (attualmente al 22% secondo i recenti sondaggi).
Il referendum, le regionali e le riforme. Sono queste le sfide del governo di centrodestra per i prossimi mesi. Il voto dell'8 e del 9 giugno sui cinque quesiti referendari che comprendono quattro domande sul lavoro e una sulla cittadinanza potrebbe mettere in seria difficoltà l'esecutivo nazionale che propone altre politiche sul tempo di residenza degli stranieri in Italia.
Il voto nelle sei Regioni non è una sfida da sottovalutare: il centrodestra sembra in difficoltà in Veneto e in Campania dove si fa fatica a trovare un candidato in maniera compatta. Non può infine mancare il lavoro sulle riforme: quella della giustizia, promossa dal ministro Nordio, sembra in fase di stallo mentre il premierato resta per ora solo un'idea. In porto l'autonomia differenziata e il decreto Sicurezza, da tempo nei piani del governo, ma tra le contestazioni generali.
Se da una parte l'opposizione fa fatica a trovare unità e a darsi linee specifiche e concrete contro il governo Meloni, dall'altra parte il centrodestra dovrà tenere testa a più fronti se vorrà continuare a governare. Per ora però i dati premiano Meloni.