Daniela Ferrari ha 65 anni ed è la madre di Andrea Sempio, recentemente iscritto nel registro degli indagati per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell'agosto 2007. Convocata dai carabinieri per essere ascoltata come persona informata sui fatti per la terza volta in diciotto anni (il figlio è già stato indagato e prosciolto nel 2017 e nel 2020), oggi, 28 aprile 2025, la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Alle 10, puntualissima, Ferrari è arrivata davanti alla caserma di via Moscova, a Milano, insieme all'avvocata Angela Taccia, che con il collega Massimo Lovati difende il figlio Andrea. Davanti ai carabinieri che, su richiesta della Procura, l'hanno convocata nell'ambito delle nuove indagini per il delitto di Garlasco, è rimasta in silenzio.
Né ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti presenti quando, circa mezz'ora dopo il suo ingresso, è uscita. Una scelta diversa rispetto a quella fatta nel 2017. Allora - ascoltata come persona informata sui fatti sempre in merito alla posizione del figlio - ricostruì nel dettaglio la mattina dell'omicidio.
fece mettere a verbale, confermando quella che è ancora oggi la versione dell'indagato, che ha sempre sostenuto di aver atteso che lei rientrasse per prendere in prestito l'auto di famiglia e andare in libreria a Vigevano, salvo poi scoprire che era chiusa.
Nel 2008, convocato insieme ad altri amici del fratello della vittima come "atto dovuto", Sempio consegnò lo scontrino, perfettamente integro, di un parcheggio situato vicino al negozio, per dimostrare di esserci stato veramente. La madre ha dichiarato che lo avrebbe conservato proprio su consiglio suo e del marito Giuseppe.
Dello scontrino si è parlato molto, anche in termini di "alibi precostituito". Ci si è chiesti, cioè, se Sempio non possa averlo conservato per sviare da sé i sospetti, dicendo: "Io a Garlasco, quella mattina, non c'ero".
La Procura vuole vederci chiaro. E riascoltando Ferrari sperava, probabilmente, di verificare la sua ricostruzione, incrociando orari e spostamenti. L'indagato continua, intanto, a dirsi innocente. "Non conoscevo Chiara", ha dichiarato più volte.
Sostenendo di averla solo incrociata nella villetta di via Pascoli, che frequentava poiché amico del fratello, e di averla al massimo salutata, per cortesia. Sotto le unghie della ragazza sarebbe stato trovato, però, un profilo biologico compatibile con il suo.
Dopo il conferimento dell'incarico ai periti, previsto il 16 maggio prossimo, avranno inizio, sul punto, una serie di accertamenti irripetibili. Esami che riguarderanno anche reperti conservati, ma mai analizzati.
Mentre si aspettano sviluppi, Alberto Stasi - condannato in via definitiva a 16 anni per il delitto - ha ottenuto la semilibertà, che gli consentirà di trascorrere fuori dal carcere di Bollate non solo le ore lavorative (come già faceva, seguendo specifiche norme), ma anche l'intera giornata, per poi tornare a dormire in cella.
L'uomo si è sempre dichiarato vittima di un errore giudiziario e spera che le nuove indagini possano scagionarlo. Con lo sconto di pena per buona condotta, nel 2028 potrebbe tornare definitivamente libero. "Vorrei una famiglia classica, quello che cerco è la tranquillità, quello che poi alla fine ho sempre desiderato", ha dichiarato in un'intervista a Le Iene.
La famiglia Poggi continua a ritenerlo colpevole, credendo nell'innocenza di Sempio. In qualità di parte offesa, parteciperà attivamente ai nuovi accertamenti, nominando propri consulenti. L'obiettivo? Chiarire al più presto la posizione del nuovo indagato, ribadendo che - almeno sotto il profilo giudiziario - la verità sul caso è già stata stabilita.