C'era un cartello distinto da tutti gli altri nel caos di Porta San Paolo - a Roma - lo scorso 25 aprile, in occasione del corteo per la Festa della Liberazione. A reggerlo era un uomo di mezza età, che indossava sulle spalle la bandiera della pace: anche se lontano, si poteva leggere un richiamo al governo Meloni e ad alcuni esponenti dell'opposizione che hanno chiesto "sobrietà". Il cartello, in risposta alle richieste dell'esecutivo nazionale che chiedeva festeggiamenti moderati per il lutto per Papa Francesco, ribadiva che i primi a dover ancora far propri gli insegnamenti del Santo Padre fosse proprio il governo.
Non sono mancati, dopo il passaggio della Brigata Ebraica, interventi contro Meloni e contro chi chiedeva sobrietà in memoria del Pontefice. I manifestanti hanno ricordato come Papa Francesco si sia sempre speso per Gaza mentre il governo e parte dell'opposizione hanno sempre fatto fatica a condannare le azioni di Netanyahu. Lo stesso vale per il tema del riarmo: i partiti che invocavano la sobrietà sono gli stessi che lo scorso marzo hanno detto sì a ReArm.
L'invito dalle piazze è chiaro: prima di chiedere rispetto per Papa Francesco, è necessario fare propri i suoi insegnamenti sulla pace e sul dialogo. Due elementi, che a detta dei manifestanti, sembrano mancare al governo.
"Sobrietà" è stata la parola d'ordine dello scorso 25 aprile. Dapprima una richiesta del governo Meloni nel segno del rispetto per il lutto per Papa Francesco, poi rigirata ironicamente dai manifestanti che hanno dato vita, in tutto il Paese, a piazze vive e colorate per ricordare la resistenza a ottant'anni dalla fine dell'occupazione nazifascista dell'Italia.
Tanti i cartelli che riciclano la parola "sobrietà" ma qualcuno si spinge anche oltre e accusa il governo e diversi esponenti dell'opposizione di chiedere rispetto per un Papa del quale non hanno mai compreso gli insegnamenti.
Il Papa è stato omaggiato sia a Porta San Paolo che a Ponte Settimia Spizzichino. Nel primo corteo dove i manifestanti pro Palestina hanno contestato il rito della Brigata Ebraica che si tiene ogni anno, è comparso un cartello sul quale era scritto: "Meloni, Fassino, Cuperlo, Violante voi calpestate le sue parole su Gaza, armi, guerre e migranti" con accanto una foto di Papa Francesco.
Un monito nei confronti di chi negli scorsi giorni si è riempito la bocca di elogi al Santo Padre remando però nella direzione opposta e senza mai seguire i suoi consigli quando era vivo. La linea del Papa era chiara: era contrario al conflitto che si sta consumando in Medio Oriente - e non è un caso che la comunità palestinese lo abbia omaggiato -, chiedeva di pregare per la "martoriata Ucraina" e di trovare un accordo e chiedeva accoglienza, non chiusura delle frontiere.
Non manca un tributo anche dalla manifestazione dell'Anpi: alla testa del corteo, c'era anche un vessillo con la foto del Papa.
Con buona pace di chi invoca un "Papa con l'elmetto", sembra che il Vaticano manterrà una linea più vicina al messaggio cristiano cercando di promuovere il dialogo e la fine di ogni conflitto. Il conclave per ora sembra ancora lontano: dovrebbe tenersi tra il 5 e il 6 maggio e diversi candidati papabili sono pronti a portare avanti la linea di Papa Francesco, tra tutti ci sono i cardinali Tagle, Pizzaballa, Zuppi e Parolin.
L'incontro di ieri, in Vaticano, tra il presidente statunitense Donald Trump e il corrispettivo ucraino Volodymyr Zelensky sembra essere un primo passo in avanti per la fine del conflitto che infiamma da tre anni l'Europa dell'Est.