Chi può ricevere l’Assegno di Inclusione prima dei 60 anni? Cosa succede a chi ha un’invalidità compresa tra il 46% e il 66%? Esistono alternative per chi non raggiunge il 67% ma vive comunque in condizioni di difficoltà? Nelle ultime settimane sono arrivate numerose richieste di chiarimento sulle condizioni di accesso al sussidio da parte di chi ha meno di 60 anni. Diversi lettori ci hanno raccontato casi concreti, chiedendo spiegazioni sui requisiti legati all’invalidità e sulle soglie previste dalla normativa.
Molti si domandano: se non si raggiunge la percentuale minima prevista, è comunque possibile accedere a un ammortizzatore sociale o ad altri strumenti di sostegno?
Domande che provengono da persone in difficoltà economica, spesso aggravata da una crescente sensazione di indifferenza sociale. Trovare un lavoro dignitoso non è mai stato semplice. Per molti, arrivare a 60 anni significa dover affrontare nuove fragilità e la necessità di ricevere aiuti adeguati. Gli strumenti di sostegno economico, troppo spesso messi in discussione, restano invece fondamentali per tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione.
La nuova versione dell’ammortizzatore sociale, che ha sostituito in gran parte il Reddito di cittadinanza, ha generato diverse difficoltà. Le nuove regole hanno ridotto in modo significativo la platea dei beneficiari, pur garantendo un sussidio minimo ad alcune categorie specifiche.
Negli anni il confronto con il Reddito di cittadinanza è stato acceso: molte persone continuano a chiedere il ritorno di una misura universale, rivolta a tutti i cittadini in difficoltà.
L’Assegno di Inclusione punta invece a promuovere l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale, rafforzando lo scambio di competenze e contribuendo alla crescita economica del Paese.
Tuttavia, si basa su criteri molto stringenti, definiti da normative precise.
Proprio per questo, chi ha meno di 60 anni può accedere al beneficio solo se soddisfa determinati requisiti, mentre chi ha un'invalidità inferiore al 67% rischia di restarne escluso.
Vediamo cosa dice la normativa e quali sono le possibili soluzioni.
L'INPS ha chiarito che l’Assegno di Inclusione è destinato ai nuclei familiari che includano almeno un componente in possesso di uno dei seguenti requisiti:
Secondo quanto stabilito dal DPCM del 5 dicembre 2013, per “persona disabile” si intende chi presenta una compromissione fisica, mentale, intellettiva o sensoriale, di lunga durata, tale da limitare significativamente le normali attività quotidiane.
Ai fini dell’Assegno di Inclusione, la normativa richiede che la Commissione Medica ASL/INPS riconosca una invalidità civile pari almeno al 67%.
Tuttavia, in alcuni casi, anche con un’invalidità inferiore al 67%, si può accedere al beneficio, a condizione che la persona sia presa in carico dai servizi sociali o sanitari e inserita in un programma di cura e assistenza certificato dalla pubblica amministrazione.
Le persone con un’invalidità civile tra il 46% e il 66% non accedono automaticamente all’Assegno di Inclusione, in quanto non raggiungono la soglia minima richiesta.
Anche in questo caso, però, esistono eccezioni: chi viene riconosciuto in condizione di svantaggio e risulta inserito in percorsi socio-sanitari certificati può comunque ottenere il beneficio.
Sì. Le persone tra i 18 e i 59 anni, che non hanno i requisiti per accedere all’Assegno di Inclusione, possono richiedere il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL). Per accedervi è necessario: