Una tranquilla notte romana si è trasformata in tragedia per Manuel Bortuzzo, giovane promessa del nuoto azzurro. Era il 3 febbraio 2019 quando un proiettile, esploso senza preavviso, lo colpì alla schiena, spezzando la sua carriera sportiva e cambiando per sempre la sua esistenza.
Una vicenda scioccante, frutto di uno scambio di persona e della brutalità insensata di due aggressori. Ma chi sono gli aggressori e cosa è accaduto dopo la sparatoria?
Era da poco passata la mezzanotte quando Manuel Bortuzzo, accompagnato dalla fidanzata, si trovava nei pressi di un pub nel quartiere Axa, periferia sud della Capitale. La serata stava volgendo al termine in modo sereno, fino a quando due uomini in sella a uno scooter si avvicinarono e aprirono il fuoco contro un gruppo di ragazzi.
Un solo colpo, ma devastante. Quel proiettile colpì Manuel Bortuzzo alla schiena, provocando una lesione midollare irreversibile.
I due assalitori volevano vendicare una rissa avvenuta poco prima, in cui era rimasto ferito un loro conoscente, e credevano, erroneamente, che nel gruppo ci fossero gli autori dell’aggressione. Manuel, completamente estraneo ai fatti, pagò un prezzo altissimo per essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, entrambi con precedenti penali, furono identificati e arrestati pochi giorni dopo la sparatoria in cui rimase ferito Manuel. I due, durante gli interrogatori, ammisero le proprie responsabilità. La loro azione fu impulsiva, violenta e del tutto indiscriminata. Nessun obiettivo preciso, solo la cieca convinzione di compiere una vendetta.
L’inchiesta condotta dalla Procura di Roma evidenziò un quadro inquietante di degrado e criminalità giovanile, in cui l’uso delle armi appariva come risposta immediata a un torto subito.
Marinelli e Bazzano vennero condannati a 16 anni di reclusione per tentato omicidio aggravato da futili motivi. Una pena che suscitò ampio dibattito, con l’opinione pubblica divisa tra giustizia e desiderio di condanne più severe. Manuel Bortuzzo, intanto, diventava un simbolo di ingiustizia e di rinascita.
Dopo mesi di ricovero presso l’ospedale San Camillo e un lungo percorso riabilitativo all’ospedale Santa Maria della Pietà, Manuel Bortuzzo ha affrontato la nuova condizione fisica con una forza ammirevole. Paralizzato dalla vita in giù, non ha mai smesso di credere nel futuro.
"Ciao a tutti ragazzi, qui è Manuel che vi parla... se potessi vi abbraccerei uno a uno... vedrete che torno più forte di prima... grazie, un abbraccio". Il messaggio audio di Manuel Bortuzzo dall'ospedale, registrato dal presidente della Federnuoto, Paolo Barelli #chilhavisto pic.twitter.com/6hu5IBM6G2
— Chi l'ha visto? (@chilhavistorai3) February 8, 2019
La sua rinascita è passata anche dalla scrittura. Nel 2019 ha pubblicato il libro autobiografico "Rinascere – L’anno in cui ho ricominciato a vincere", in cui racconta in prima persona tutto ciò che ha vissuto dal momento della sparatoria fino alla sua rinascita psicologica. Il libro ha riscosso un notevole successo e ha ispirato anche un film per la televisione, trasmesso dalla Rai, che ha permesso a milioni di telespettatori di conoscere la sua storia.
Oltre all’attività sportiva, ha avviato progetti legati all’inclusione e all’accessibilità per le persone con disabilità. Ha partecipato a numerosi eventi pubblici, divenendo portavoce di una generazione che non si arrende.
Nel 2021 ha preso parte al "Grande Fratello VIP", dove ha mostrato il lato più intimo della sua personalità e sensibilizzato ulteriormente il pubblico sui temi della disabilità e della resilienza. Durante il reality è scoccata la scintilla con Lulù Selassie, condannata nel 2025 per stalking nei confronti del nuovatore.
Ancora oggi, Manuel Bortuzzo prosegue la sua battaglia quotidiana per riconquistare autonomia e serenità. Continua a nuotare, a scrivere e a parlare in pubblico. La sua storia è diventata esempio e stimolo per tanti giovani che affrontano difficoltà: la forza di volontà può trasformare anche il dolore più profondo in una spinta per rinascere.