25 Apr, 2025 - 14:48

Chi è Sandra Gilardelli? Storia dell'ex partigiana: età, marito e figli

Chi è Sandra Gilardelli? Storia dell'ex partigiana: età, marito e figli

Sandra Gilardelli è una delle ultime testimoni viventi della Resistenza italiana, una donna che ha attraversato quasi un secolo di storia portando con sé la memoria di una generazione che ha lottato per la libertà e la democrazia.

La sua vita, segnata dall’impegno antifascista e da una profonda coerenza morale, è un racconto di coraggio, sacrificio e amore.

Sandra Gilardelli: età e origini

Sandra Gilardelli nasce a Milano il 1° luglio 1925, sotto il segno del Cancro, da Antonio Gilardelli e Carlotta Cassinari. Oggi, nel 2025, ha 99 anni. Cresce in una famiglia profondamente antifascista: il padre le trasmette sin da bambina il valore della libertà, insegnandole a diffidare della dittatura e a riconoscere l’importanza della democrazia.

Frequenta il liceo classico Parini, un ambiente vivace e critico nei confronti del regime, ma la guerra la costringe a interrompere gli studi e a sfollare con la famiglia a Pian Nava, in provincia di Verbania.

L’ingresso nella Resistenza

La scelta di entrare nella Resistenza avviene quasi naturalmente, come lei stessa racconta: “Sono figlia di un antifascista e fin da piccola mi è stata inculcata l’idea della libertà. Per cui, quando si è trattato di far qualcosa per recuperare la libertà, è stato naturale per me dire: ‘Sono qui, voglio essere dei vostri’”.

Nel 1943, a soli 18 anni, Sandra si offre volontaria per la Brigata Alpina Cesare Battisti nella zona del Verbano-Cusio-Ossola, diventando staffetta partigiana e assistente di un medico, Paolo, amico di famiglia.

Il suo primo incarico è procurare disinfettante per i feriti, ma ben presto si trova a trasportare messaggi segreti tra i partigiani delle montagne e i comandanti del Comitato di Liberazione Nazionale di Intra, mettendo a rischio la propria vita ogni giorno.

 La staffetta era un ruolo fondamentale e pericoloso: “Mi davano dei biglietti che io dovevo portare ai vari comandanti capi del Comitato di Liberazione Nazionale di Intra. Meno sapevo, meno rischi correvo”. In più occasioni rischia di essere scoperta durante le perquisizioni fasciste, ma riesce sempre a cavarsela con sangue freddo e presenza di spirito.

La vita durante la guerra

Oltre al ruolo di staffetta, Sandra si occupa della cura dei feriti, aiutando il medico a soccorrere partigiani e civili. Con le donne della sua famiglia, si dedica anche alla produzione di beni necessari per i combattenti, come cibo e indumenti. Il suo impegno nella Resistenza la porta a rinunciare alla normalità della vita quotidiana e agli studi, ma non ai valori che le sono stati trasmessi in famiglia.

Sandra Gilardelli, chi è il marito Michele “Mosca” Fiore?

Durante la guerra Sandra incontra Michele Fiore, detto “Mosca”, partigiano e spia per gli Alleati, originario di Spinazzola (Puglia). Il loro primo incontro avviene in circostanze rocambolesche: Michele si finge una SS per infiltrarsi tra i nemici, e Sandra lo riconosce solo dopo averlo visto parlare con altri partigiani.

Tra i due nasce una simpatia profonda, ma il rispetto e la prudenza imposti dalla guerra impediscono che il sentimento si manifesti apertamente.

Solo al termine del conflitto, Michele torna a cercarla e il loro amore può finalmente sbocciare: “Dopo la guerra è tornato a Intra e ha chiesto di me. Il comandante, che sapeva dei miei sentimenti, ha risposto: è su a Pian Nava che ti aspetta. Io davvero lo aspettavo, ho sempre pensato che sarebbe tornato”.

Si sposano nel 1958 e trascorrono insieme oltre 65 anni, fino alla morte di lui nel 2013.

Sandra Gilardelli quanti figli ha avuto?

Dall’unione tra Sandra e Michele nasce una figlia, Michela Fiore, che oggi è presidente dell’ANPI Gratosoglio Stadera di Milano, a testimonianza di una tradizione familiare di impegno civile e memoria storica.

Il ruolo nella memoria collettiva

Sandra Gilardelli ha dedicato la sua vita a testimoniare il valore della Resistenza, partecipando a incontri nelle scuole e ricevendo numerosi riconoscimenti, tra cui l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano nel 2024.

La sua voce è diventata simbolo della lotta per la libertà e della necessità di trasmettere alle nuove generazioni la memoria di chi ha combattuto per la democrazia. “Bisogna imparare dei linguaggi nuovi, se vogliamo arrivare ai giovani. Ma la staffetta della memoria non si deve interrompere”.

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