La morte di Papa Francesco ha aperto una nuova fase nella storia della Chiesa cattolica, segnando l’inizio del periodo di “sede vacante” e preparando il terreno per un Conclave che si preannuncia tra i più incerti e rilevanti degli ultimi decenni.
Con un collegio cardinalizio fortemente rinnovato da Bergoglio – circa il 70% dei cardinali elettori sono di sua nomina – l’attenzione di fedeli, osservatori e media si concentra sui possibili successori, i cosiddetti “papabili”.
Attuale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin (70 anni) è considerato da molti il favorito assoluto per la successione a Papa Francesco. Apprezzato per le sue doti diplomatiche, la profonda conoscenza degli affari internazionali e la capacità di dialogo, Parolin rappresenta una figura di equilibrio, capace di raccogliere consensi trasversali tra i cardinali di diversa estrazione.
La sua esperienza nella gestione delle relazioni tra la Santa Sede e la Cina, culminata nell’accordo sulla nomina dei vescovi, ne fa un candidato forte in un’epoca in cui la diplomazia vaticana è chiamata a misurarsi con scenari geopolitici complessi.
Tuttavia, la sua mancanza di esperienza pastorale diretta potrebbe rappresentare un limite, anche se la sua abilità nel mediare e nel mantenere rapporti stabili con i grandi attori internazionali è vista come una risorsa preziosa per la Chiesa di oggi.
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi (69 anni) è l’altro grande favorito. Considerato il candidato della continuità con il pontificato di Francesco, Zuppi è noto per il suo impegno sociale, la vicinanza ai poveri e la forte sensibilità pastorale.
Legato alla Comunità di Sant’Egidio, ha condotto missioni di pace, tra cui quella per la guerra in Ucraina, dimostrando capacità di dialogo e apertura. Tuttavia, la sua elezione non è scontata: se da un lato incarna lo spirito del Vaticano II e il rinnovamento voluto da Bergoglio, dall’altro potrebbe essere visto come troppo “bergogliano” da chi auspica un cambio di rotta rispetto agli ultimi anni.
Filippino, già arcivescovo di Manila e oggi pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Luis Antonio Tagle (67 anni) gode di grande stima sia in Asia sia in Vaticano. Considerato un “ponte” tra i continenti, Tagle rappresenta la Chiesa del Sud globale e potrebbe incarnare la volontà di rafforzare la presenza cattolica nei paesi emergenti. La sua elezione segnerebbe una svolta storica, ma la sua posizione resta leggermente defilata rispetto ai due favoriti italiani.
Arcivescovo di Kinshasa, il congolese Fridolin Ambongo Besungu (64 anni) è tra i nomi più citati per un pontificato africano. Figura di grande carisma e impegno sociale, Ambongo rappresenta la crescita della Chiesa africana e la sua capacità di affrontare le sfide della povertà, della giustizia e della pace. La sua candidatura potrebbe trovare sostegno tra i cardinali che desiderano un Papa proveniente da una realtà in espansione e con una forte dimensione missionaria.
Arcivescovo di Marsiglia, Jean-Marc Noël Aveline (66 anni) è apprezzato per il suo impegno nel dialogo interreligioso e per la sua attenzione ai temi dell’integrazione e della convivenza. Di origini algerine, Aveline potrebbe rappresentare una scelta di apertura verso il Mediterraneo e il mondo islamico, in un momento in cui i temi delle migrazioni e del dialogo tra le fedi sono centrali per la Chiesa.
Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Evangelizzazione, il portoghese José Tolentino de Mendonça (58 anni) è noto per il suo pensiero teologico innovativo e per la capacità di dialogo con mondi cristiani non cattolici e con realtà non religiose. La sua candidatura, però, appare più come quella di un outsider, pur rappresentando una voce interessante per chi auspica una Chiesa più aperta e dialogante.
Patriarca latino di Gerusalemme, l’italiano Pierbattista Pizzaballa (59 anni) si è distinto per il suo equilibrio nella gestione delle tensioni in Medio Oriente. La sua profonda conoscenza delle dinamiche interreligiose e la lunga esperienza in Terra Santa ne fanno un candidato di profilo internazionale, anche se meno accreditato rispetto ai due favoriti italiani.
Il cardinale guineano Robert Sarah (79 anni) è stato a lungo considerato il punto di riferimento dei conservatori. Il suo profilo, però, appare oggi penalizzato dall’età avanzata e da una posizione molto critica verso il pontificato di Francesco, che rischia di alienargli i voti dell’ala progressista e di gran parte dei cardinali nominati da Bergoglio.
L’olandese Willem Jacobus Eijk (71 anni) e l’ungherese Péter Erdö (72 anni) sono due figure di area conservatrice, stimati per la loro sobrietà e per essersi tenuti lontani dalle polemiche interne. La loro età e la capacità di rappresentare una linea più tradizionale potrebbero renderli candidati di compromesso in caso di stallo tra le diverse anime del Conclave.
Tra i nomi meno citati ma comunque presenti nelle discussioni vaticane figurano il canadese Michael Czerny, impegnato sui temi della giustizia sociale e delle migrazioni, il lussemburghese Jean-Claude Hollerich, noto per la sua apertura ai temi sociali, e il bergamasco Fernando Filoni, con una lunga esperienza diplomatica e missionaria.
Il prossimo Conclave sarà composto da circa 137 cardinali elettori, la maggior parte dei quali nominati da Francesco. Per essere eletto, il nuovo Papa dovrà ottenere almeno i due terzi dei voti, ovvero almeno 91 preferenze. Se dopo 33 o 34 votazioni nessuno raggiunge il quorum, si passa al ballottaggio tra i due candidati più votati.
La presenza massiccia di cardinali “bergogliani” rende probabile la scelta di un successore in continuità con l’impostazione pastorale di Francesco, ma non è escluso che, in caso di stallo, possa emergere una figura di compromesso tra il progressismo di Bergoglio e il conservatorismo di Ratzinger.