Dieci anni fa, nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2015, un peschereccio carico di centinaia di migranti si capovolgeva nel Canale di Sicilia. Solo 28 sopravvissero. I morti accertati furono 58, ma secondo l'UNCHR le vittime reali sfiorano il migliaio.
A distanza di un decennio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato quella tragedia con parole che oggi suonano come un monito, ma anche come un contrappunto netto alla politica migratoria attuale del governo Meloni.
Il rischio è che la tragedia del 2015 venga ricordata senza che nulli cambi davvero. O peggio, che venga strumentalizzata mentre nuove pratiche alimentano una spirale di disumanizzazione. La memoria, ha ricordato Mattarella, serve a non voltarsi dall'altra parte. A evitare che tragedie come quella di dieci anni fa diventino la nuova normalità.
"Erano persone che cercavano una vita migliore, fuggendo da guerre, persecuzioni, miseria", ha detto il Presidente. "Persone finite nelle mani di organizzazioni criminali, che li hanno crudelmente abbandonati nel pericolo". A colpire però è la frase che racchiude il senso di civiltà che, secondo Mattarella, dovrebbe guidare l'Italia: "È la nostra civiltà a impedirci di voltare le spalle, di restare indifferenti, di smarrire quel sentimento di umanità che è radice dei nostri valori".
1/2 Ringraziamo il Presidente #Mattarella per aver ribadito, nel giorno che ricorda un terribile naufragio, quanto la grandezza di un Paese, il suo grado di civiltà, dipenda dal suo impegno nel salvare vite umane. @Quirinale @Agenzia_Ansa pic.twitter.com/gPaeH2IdYJ
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) April 18, 2025
Parole forti, che risuonano ancora più potenti se lette in controluce rispetto ai recenti sviluppi sul fronte migranti. L'UNCHR ha colto l'occasione del decennale per ribadire che "non possiamo desinsibilizzarci di fronte alle tragedie che accadono in mare". Il numero dei morti, infatti, non è diminuito: nel solo 2023 almeno 3500 persone hanno perso la vita nel tentativo nel raggiungere l'Europa via mare.
E si stima che il numero sia molto più ampio.
Il contrasto tra le parole del Capo di Stato e la prassi del governo è stato sottolineato anche da numerosi esponenti politici e realtà civiche. Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, ha scritto su X: "Ancora una volta le parole del Presidente della Repubblica confermano il suo rispetto per la Costituzione e per i valori fondamentali della nostra civiltà. Di fronte a un linguaggio troppo spesso meschino ed ottusamente feroce, le sue parole restituiscono dignità alle Istituzioni".
"Nel fare memoria rinnoviamo apprezzamento per chi soccorre a salvare vite, rispettando quanto impone la #leggedelmare . La nostra dignità ci impedisce di voltare le spalle" Sergio Mattarella #Quirinale #naufragio #migranti Il 18 aprile 2015: circa 900 vittime ???? pic.twitter.com/XidkR0Cnjr
— angela caponnetto (@AngiKappa) April 18, 2025
Mediterranea Saving Humans ha ricordato le parole del Presidente nel giorno dell'anniversario: "In tempi nei quali morti in mare per omissioni di soccorso, guerre, respingimenti, deportazioni e lager sembrano diventati banalità del male, le nostre navi continuano a navigare in direzione ostinata e contraria alla morte, all’odio e all’indifferenza".
In questi giorni una missione ispettiva condotta da parlamentari del Partito Democratico e da eurodeputati di Alleanza Verdi e Sinistra ha fatto luce sulle condizioni dei CPR di Gjader, in Albania, dove vengono trasferiti migranti provenienti da centri di permanenza italiani.
Secondo quanto denunciato dall'eurodeputata Benedetta Scuderi, alcune persone sono state trasferite "senza criteri evidenti", immobilizzate con manette e fascette, condotte in Albania senza essere informate, detenute in celle sovraffollate, con cibo passato da una fessura e senza accesso a un avvocato. "Oggi sono detenute con un diritto alla difesa praticamente vanificato", spiega Scuderi. "Sono già più di venti i casi critici registrati, tra cui atti di autolesionismo".
Ancora una volta #Mattarella conferma il suo rispetto per la Costituzione e per i valori fondamentali della nostra civiltà. Grazie presidente,di fronte ad un linguaggio spesso meschino ed ottusamente feroce, le sue parole restituiscono dignità alle Istituzioni del Paese#migranti https://t.co/pkAAhO70M5
— nicola fratoianni (@NFratoianni) April 18, 2025
Il governo italiano però continua a perseguire questa strategia. Il trasferimento di migranti nei centri in Albania rappresenta una scelta simbolica e concreta: quella di esternalizzare il problema, di allontanarlo anche fisicamente. Ma così facendo, si rischia di ignorare quello che lo stesso Mattarella ha definito un "obbligo umanitario": restituire dignità e identità a chi ha perso la vita, e proteggere chi la vita sta ancora cercando di salvarla.
Tragedia del 2015: il naufragio del 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia ha causato almeno 58 morti accertati, con le stime che parlano di quasi 1000 vittime. A dieci anni di distanza, Mattarella ha ricordato l'importanza di non voltarsi dall'altra parte di fronte a tragedie simili.
Le parole di Mattarella: il Presidente ha sottolineato che l'Italia deve rispettare il diritto alla vita umana, contrastando il traffico di migranti senza dimenticare il valore umano delle vittime e l’obbligo di salvare le vite in mare.
Contrasto con la politica attuale: le parole di Mattarella sembrano in opposizione alla politica del governo, che continua con pratiche come il trasferimento dei migranti nei centri in Albania, suscitando polemiche sulla disumanizzazione e la gestione delle crisi migratorie.