Se il mondo cambia, le pensioni restano ancorate a limiti massimi e soglie minime. Il sistema previdenziale italiano è regolato da norme fondamentali che ogni lavoratore dovrebbe conoscere per evitare brutte sorprese al momento del pensionamento. Dalle disposizioni generali stabilite dall'ordinamento legislativo alle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, è fondamentale capire le opzioni disponibili e le implicazioni legate a misure come l’Ape sociale, Quota 103 e la pensione di vecchiaia. Nonostante i contributi versati nel corso degli anni, infatti, molti rischiano di non poter accedere alla pensione o di percepirne una più bassa di quanto sperato. Vediamo perché e come affrontare queste problematiche per evitare sorprese in futuro.
Il sistema previdenziale italiano prevede, da un lato, limiti massimi alla rendita pensionistica e, dall’altro, soglie minime che i lavoratori devono raggiungere per poter andare in pensione.
Si tratta di vincoli che si applicano a diverse tipologie di trattamenti previdenziali e sono legati al soddisfacimento di requisiti specifici, come l’età, i contributi versati e altre condizioni particolari.
Fatte salve alcune disposizioni normative specifiche, tali limiti si riflettono sulle modalità di accesso alla pensione e sull’importo finale che ogni lavoratore aspira a percepire.
Partendo dalle regole generali previste dall’ordinamento legislativo e arrivando alle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, con il rinnovo delle misure Ape sociale e Quota 103, è stato fissato un tetto massimo all’importo mensile delle pensioni, indipendentemente dall’accumulo contributivo. Si tratta di un cambiamento significativo rispetto al precedente sistema retributivo, imponendo la necessità di adattarsi a un nuovo baricentro nel calcolo della pensione.
Non si tratta di una nuova formula pensionistica, ma della consapevolezza che, pur essendo il calcolo contributivo in grado di indicare un assegno più elevato, l’importo effettivamente erogato dall’INPS non può superare una determinata soglia, a seconda del periodo richiesto dalla misura.
Un esempio concreto è l’anticipo pensionistico Ape sociale, che consente l’accesso a uno scivolo pensionistico garantito dallo Stato italiano a partire dai 63 anni e 5 mesi, con 30 anni di anzianità contributiva (per disoccupati, invalidi e caregiver) o 36 anni (per lavoratori gravosi).
Tuttavia, anche nel caso in cui il calcolo dell’assegno indica un importo maggiore, l’importo erogabile non può superare la soglia massima pari 1.500 euro, applicabile fino all’accesso alla pensione di vecchiaia o ad altro trattamento ordinario.
Nel contesto dei vincoli previsti dal sistema previdenziale, rientra anche la pensione anticipata Quota 103, che oltre a stabilire i requisiti per l'accesso – 62 anni di età con 41 anni di contributi – impone un limite massimo sull’importo mensile erogabile.
La pensione anticipata deve infatti essere pari a quattro volte il trattamento minimo INPS, che nel 2025 ammonta a 603,40 euro (secondo la circolare INPS n. 23/2025). Di conseguenza, l’importo massimo erogabile è di circa 2.413,60 euro al mese.
La soglia in questione deve essere rispettata in ogni caso, persino se il calcolo dei contributi determina un importo superiore, fino al compimento del 67° anno di età.
Si ricorda che la pensione anticipata contributiva prevede un tetto minimo pari a 1.616 euro o meno, in presenza di figli.
Ai fini della corretta applicazione del regime previdenziale, è necessario considerare che i lavoratori che hanno un’anzianità contributiva dopo il 31 dicembre 1995 possono presentare la richiesta per l’accesso alla pensione anticipata a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, ma la natura del trattamento richiede un importo minimo da erogare e riguarda:
È la stessa natura della prestazione che nega l’accesso al trattamento se non si soddisfano questi importi soglia, nonostante siano presenti gli altri requisiti.
Secondo la normativa, la pensione di vecchiaia ordinaria è prevista a 67 anni con 20 anni di contributi, fatto salvo i casi in cui l’anzianità contributiva viene maturata dopo il 1996.
In queste situazioni, si rileva la condizione di un importo soglia erogabile pari almeno all’assegno sociale, che ad oggi corrisponde a 538,69 euro al mese.
Se, però, non si raggiunge questo limite, l'accesso al trattamento slitta a 71 anni, richiedibile anche con 5 anni di contributi.