15 Apr, 2025 - 21:37

Chi è Mirna Mastronardi e perché sua figlia Dea si è suicidata?

Chi è Mirna Mastronardi e perché sua figlia Dea si è suicidata?

La storia di Mirna Mastronardi e di sua figlia Dea ha scosso profondamente la comunità di Pisticci, in Basilicata, e l’intero Paese. Un dramma privato diventato simbolo di un disagio giovanile spesso invisibile, che ha spinto una madre a trasformare il dolore in impegno sociale. 

Mirna Mastronardi: età, origini, lavoro e marito

Mirna Bruna Mastronardi nasce a Matera il 13 settembre 1972 e cresce a Tinchi, una piccola frazione del comune di Pisticci. La sua vita è segnata da una lunga serie di difficoltà, ma anche da una straordinaria capacità di resilienza. Ha avuto una figlia e l'ha cresciuta senza un marito, da mamma single.

Mirna Mastronardi e la malattia

Dopo aver affrontato la precarietà lavorativa e la maternità da sola, Mirna si trova a combattere una battaglia personale contro il cancro, esperienza che la segna profondamente e la spinge a fondare l’associazione “Agata contro il cancro”, la prima organizzazione di volontariato oncologico della Basilicata.

Il suo impegno nel sociale e la dedizione verso i malati oncologici le valgono il riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferito dal presidente Sergio Mattarella. Nonostante le difficoltà economiche e un lavoro part-time precario, Mirna diventa un punto di riferimento per molte donne e famiglie che affrontano la malattia e la marginalità sociale.

Nel 2024 pubblica la sua autobiografia, “Merito del cuore”, in cui racconta la sua infanzia, le lotte personali, la maternità e la rinascita dopo la malattia, ma anche il dolore più grande: la perdita della figlia Dea.

Il rapporto con la figlia Dea

Dea era l’unica figlia di Mirna, cresciuta da sola in una famiglia allargata e affettuosa. Mirna ha spesso descritto il loro legame come simbiotico: “Dea è stata ed è il mio tutto. Quando è arrivata, nella mia vita di donna-single, mi è sembrata un miracolo. Tenendoci per mano siamo cresciute insieme, vivendo anni di sacrifici ma anche di immensa tenerezza e di un rapporto madre-figlia fortissimo”.

Dea era una ragazza brillante, allegra, sensibile e ironica, apparentemente serena e piena di vita. Frequentava il liceo scientifico di Policoro, aveva amici e una famiglia presente. Nulla, secondo la madre, lasciava presagire il dramma che si sarebbe consumato il 4 ottobre 2024.

Il suicidio di Dea: una tragedia senza spiegazione

Il 4 ottobre 2024, Dea si toglie la vita a soli 15 anni nella sua casa di Pisticci. La notizia sconvolge la comunità e lascia la madre in un dolore senza fine. Mirna racconta che quel giorno la figlia aveva trascorso una giornata normale: aveva riso a scuola, studiato, preparato lo zaino per il giorno dopo e chiesto alla nonna di cucinare le sue bombette siciliane preferite. Nessun segnale, nessun indizio di un disagio profondo.

Le indagini avviate dalla Procura di Matera, con l’ipotesi di istigazione al suicidio, non hanno portato a individuare responsabili o motivazioni chiare. Sono stati sequestrati il cellulare, il computer e l’iPad di Dea, ma le analisi tecniche non hanno rivelato elementi utili a spiegare il gesto: nessun messaggio, foto o video che potessero far luce sulle cause del suicidio. Sono stati ascoltati compagni di scuola e insegnanti, ma anche da questi colloqui non sono emersi segnali di bullismo o di disagio evidente.

Mirna stessa, in diverse interviste, ha dichiarato di non riuscire a darsi una spiegazione: “La mia Dea non aveva mai dato alcun segno di disagio. Era l’immagine della vitalità. E invece nel suo cuore ha nascosto un dolore senza fine che ce l’ha portata via e che, ancora oggi, non trova una spiegazione”.

Il ruolo dei social e il disagio giovanile

Dopo la tragedia, Mirna ha più volte espresso la sua preoccupazione per il mondo digitale e i social network, che considera una “gabbia” per i giovani.

Pur non avendo trovato prove dirette di cyberbullismo o istigazione, la madre teme che la solitudine e la pressione sociale possano aver contribuito al malessere della figlia. “Il mondo digitale è oscuro e spaventoso, rappresenta una gabbia per i giovani. Come per guidare un motorino, anche per accedere ai social dovrebbe servire una sorta di patente”.

Il caso di Dea richiama quello di altre giovani vittime, come la ragazza britannica Molly Russell, e riapre il dibattito sull’educazione digitale e sulla necessità di strumenti di prevenzione e ascolto per gli adolescenti.

Dalla tragedia all’impegno sociale

Nonostante il dolore, Mirna Mastronardi ha scelto di trasformare la perdita della figlia in una nuova missione. Ha fondato l’associazione “Dea per sempre odv”, con l’obiettivo di sensibilizzare sui rischi del web e di offrire supporto ai ragazzi in difficoltà. La sua storia ha commosso anche la premier Giorgia Meloni, che le ha telefonato per esprimere solidarietà e impegno sul tema del disagio giovanile.

Mirna oggi si batte per una maggiore attenzione alle fragilità degli adolescenti, chiedendo alle istituzioni di intervenire per regolamentare l’uso dei social e promuovere una cultura dell’ascolto e della prevenzione.

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