Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato oggi, martedì 15 aprile, la “Legge Morandi”, contenente i risarcimenti per le vittime (e i loro familiari) di crolli di infrastrutture stradali, o, autostradali.
Dopo la promulgazione, il Capo dello Stato ha inviato ai presidenti di Camera e Senato e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni una lettera contenente rilievi in merito alla possibile incostituzionalità di alcune parti della legge.
Secondo Mattarella la legge, così come è stata approvata dal Parlamento lo scorso 20 marzo, risulterebbe discriminatoria per le unioni civili e discriminerebbe i figli delle vittime in base allo stato civile dei genitori.
Il Presidente della Repubblica ha, quindi, invitato il Parlamento a provvedere a sanare eventuali norme discriminatorie e incostituzionali.
Perché il Presidente Mattarella ha comunque deciso di promulgare la legge se nutriva dubbi sulla sua costituzionalità?
Il Presidente della Repubblica ha promulgato la Legge Morandi, rendendola ufficialmente valida. La proposta di legge prevede una serie di risarcimenti per le vittime e i familiari in caso di crolli di infrastrutture stradali e autostradali. Prende il nome dal tragico crollo del Ponte Morandi a Genova nell’agosto del 2018, in cui persero la vita 43 persone.
La norma è stata, tuttavia, promulgata con delle riserve legate al fatto che in alcuni passaggi potrebbe essere incostituzionale e discriminatoria.
Ma perché, allora, è stata promulgata se c'erano dei dubbi?
Il Capo dello Stato ha l’obbligo costituzionale di promulgare le leggi approvate dal Parlamento, a meno che non individui gravi motivi di incostituzionalità evidenti e immediati. In questo caso specifico, però, il Presidente pur avendo dubbi su alcune parti della legge ha deciso, comunque, di firmarla.
La mancata promulgazione avrebbe comportato un ulteriore blocco dei risarcimenti per le vittime e per le loro famiglie. Eventualità che con la promulgazione della legge si è scongiurata.
Mattarella, tuttavia, ha deciso di segnalare i problemi riscontrati ai presidenti delle due Camere e alla presidente del Consiglio.
Si legge nella lettera del Capo dello Stato.
Secondo il Presidente Mattarella, la Legge Morandi potrebbe essere discriminatoria per le coppie non sposate e per eventuali figli.
In pratica, il Capo dello Stato fa notare che la legge discriminerebbe le unioni civili rispetto al matrimonio, mettendo su due piani differenti le coppie sposate a rispetto alle unioni civili, oltre a discriminare i figli delle vittime in base allo stato civile dei genitori. La Pdl, in pratica, farebbe differenze tra i risarcimenti spettanti ai figli nati dentro il matrimonio, rispetto a quelli nati da genitori non sposati.
Scrive Sergio Mattarella, richiamando il Principio di Eguaglianza contenuto nell’art.3 della Costituzione. I benefici devono valere per tutti i figli delle vittime, compresi quelli nati da unioni civili, o, da relazioni di convivenza non matrimoniali. In caso contrario si verrebbe a creare una discriminazione basata sullo stato civile dei genitori.
Il Capo dello Stato muove anche una seconda obiezione, relativa nello specifico a una eventuale discriminazione delle vittime in base alla struttura coinvolta dal crollo.
La legge, infatti, prevede dei risarcimenti solo nel caso di crolli di infrastrutture stradali o autostradali di ‘rielievo nazionale’, escludendo da eventuali indennizzi le vittime di altri crolli come, ad esempio, scuole, ospedali, stadi o teatri.
Anche questa distinzione violerebbe – secondo Mattarella – l'art. 3 della Costituzione.
Anche se ha promulgato la norma, il Presidente della Repubblica ha chiesto al Governo e al Parlamento di "considerare con attenzione i rilievi e a valutare interventi integrativi e correttivi" con modifiche future alla legge.
Mattarella, promulga la legge per non bloccare i risarcimenti, ma invita a correggere le parti discriminatorie al più presto.
Una sintesi in 5 punti sul perché il Presidente Mattarella ha promulgato la legge sul Ponte Morandi nonostante i dubbi di costituzionalità: